8,9.8 Tre Cime
Diario di Bordo > 2012
7.8 Agosto Dolomiti di Sesto
Quest’anno la tanto sospirata due giorni estiva ci vede impegnati in due escursioni ben distinte, ma ambo due focalizzate sul fantastico palcoscenico delle Tre Cime di Lavaredo “Drei Zinnen”, il simbolo per eccellenza delle Dolomiti. Abbandonata a Dobbiaco la Val Pusteria imbocchiamo la S.s.n 51 d’Alemagna in direzione del lago di Landro, e proseguendo oltre verso sud, concludiamo il nostro viaggio sulle cristalline rive del Lago di Misurina ( 1745 m).
07/08 Monte Piana.
A nord del lago di Misurina, aggirato Col Sant’Angelo e lasciata l’auto nel parcheggio posto nei pressi dell’area camper, tralasciamo la strada delle Tre Cime per incamminarci alla nostra sinistra direttamente sulla stretta rotabile riservata al transito del servizio navetta per il M.Piana. Dopo averne condiviso un primo tratto di strada più avanti lasciamo che le jeep del servizio navetta proseguano indisturbate il loro lavoro per deviare sul
percorso pedonale che stacca sulla sinistra (30min.), e proseguendo da lì In costante ma mai esagerata pendenza nell’ombra del bosco, raggiunta più avanti l’evidente traccia che a stretti tornanti risale direttamente su per la massima pendenza e intercettata sù in alto nuovamente la carrabile del servizio navetta, camminando a questo punto tra i mughi e la pietre sommitali poco dopo ci ritroviamo di fronte al
Rif. Bosi (2205m, 40min.). La nostra escursione a ovest prosegue ora lungo lo storico
sentiero della Grande Guerra, e seguendo l’orlo occidentale a strapiombo sulla Val di Landro, tra camminamenti,
trincee e punti strategici dell’esercito italiano, più avanti raggiungiamo la
croce di vetta del M. Piana (2324m, 35min.). Da qui proseguendo verso nord ci abbassiamo lievemente nella Forcella dei Castrati (2272m), che in tempo di guerra oltre a separare fisicamente il M.Piana dall'attiguo M.Piano rappresentava la linea di demarcazione tra i due eserciti contendenti, e dove per non dimenticare oggi è posto un cippo con tanto di
campana bronzea dedicata alla pace tanto duramente conquistata. Risaliti sul tavolato settentrionale il nostro cammino ora prosegue tra i manufatti bellici austriaci, fino a pervenire in breve alla croce di vetta del
M.Piano (2320m, ore1). A questo punto dell’escursione purtroppo delle cupi nubi ci convincono ad interrompere l'evocativo circuito, e ritornati così sui nostri passi fino al precedente passo dei Castrati, rinunciando al panoramico tracciato del sentiero storico che a est s’affaccia sulle tre cime, più a sud riguadagniamo la zona italiana del M.Piana. Proseguendo a questo punto sul sentiero che centralmente attraversa la vasta spianata e passando accanto a vari cippi commemorativi, giunti nel frattempo a
capanna Carducci (2316m) ecco che lì vicino scorgiamo un’interessante tenda militare, una sorta di magazzino dove numerosi
reperti bellici riemersi dai lavori di restauro sono stati lì raccolti, nell'attesa di essere catalogati. Proseguendo poi sul sentiero in direzione sud, da lì a poco ritorniamo direttamente al rif. Bosi (50min.). Dopo la meritata sosta ristoro al rifugio, non ci rimane che calare giù a valle ricalcando a ritroso il medesimo tracciato dell’andata (ore1:10), dove recuperata l’auto e imboccando stavolta la strada a pedaggio per le Tre Cime, il nostro primo giorno termina poi al rifugio Auronzo .
Dislivello max. di salita 550 m.
Tempo totale di cammino ore 4:45.
Lunghezza del tragitto 18 Km.
08/08 M.Paterno e il periplo delle Tre Cime.
Durante la notte il cielo si è ulteriormente offuscato, a tal punto che al nostro risveglio le soprastanti Tre Cime e il sentiero che le aggira sono completamente celate da un'impietosa
foschia. Ma per nulla scoraggiati dall’ingrata condizione meteo, affidandoci alla buona sorte e dopo un'ottima colazione, lasciato il
rif. Auronzo (2320m) ad est ci incamminiamo sul sentiero n°101 del nostro giro attorno alle Tre Cime. Transitati per la vicina
chiesetta dedicata alla Maria Ausiliatrice ecco che più avanti giungiamo al successivo
rif. Lavaredo (2344m, 20min.), dove risalendo un ripido pendio, per sfasciumi più in alto perveniamo a Forcella Lavaredo (2454m, 15min.), strategico belvedere dove una temporanea attenuazione della foschia ci svela le strapiombanti pareti nord delle
Tre Cime, e dinnanzi a noi scorgiamo in primo piano il mitico
rif. Locatelli, con le più famose cime Altoatesine a fargli da sfondo. A questo punto, persistendo sul sentiero 101 e con pochi saliscendi su fondo ghiaioso, proseguendo a N raggiungiamo il rif. Locatelli stesso (2405m, ore1), dove con sorpresa si spalanca il sipario sulla più affascinante e più nota vista delle
"Drei Zinnen", una magnifica immagine da cartolina!! Ricaricati da tanta bellezza e scordata la foschia del primo mattino, a S/E ci incamminiamo decisi sul sentiero “De Luca Innerkofler” che dirigendo verso il caratteristico torrione della “salsiccia di Francoforte” ci porta all’imbocco della
galleria, la prima di una lunga serie scavate dagli Alpini nelle viscere della montagna. Aiutati dalla fiocca luce delle torce procediamo nell’oscurità, finchè a mezza via, un’abbagliante squarcio nella roccia ci sorprende con un’incantevole visione mozzafiato delle Tre Cime. Proseguendo nella nostra salita, terminata la serie di gallerie più in alto scorgiamo l’attacco della
via ferrata (30min.). Superati i primi metri di rari appoggi, abbastanza rapidamente e senza difficoltà particolari, risaliamo la ben attrezzata via fino a giungere alla Forcella dei Camosci (2650m, 20min.), dove arrampicando ora sulla parete destra (la sinistra è riservata per la successiva discesa) su tracciato in forte esposizione e a tratti avaro d’appigli, finalmente guadagniamo la cima del
M.Paterno “ PaternKofel” (2744 m, 25min.). Malgrado l’impietosa foschia non conceda la proverbiale vista a 360°, d’innanzi a noi possiamo comunque ammirare l’esclusiva vista sulla parete nord delle Tre Cime, un’incredibile scorcio panoramico che ripaga pienamente della dura fatica. Per il ritorno, riguadagnata la sottostante Forcella dei Camosci (dove convergono tre diverse vie di salita) sotto minaccia della costante incertezza meteo, decidiamo di ridiscendere lungo la medesima via fatta all’andata fino all’imbocco della prima galleria (50min.). Da qui, con l’intento di evitare nuovamente la serie di gallerie, e non intralciare così le numerose persone che le stanno risalendo, affidandoci ad una traccia che all’esterno stacca vero sud, inizialmente aiutati da una corda di cortesia e digradando poi direttamente giù dalla sdrucciolevole colata di ghiaione, più in basso ci ritroviamo sulle rive dei
Laghi dei Piani (Bodenseen-2335m), dove proseguendo a questo punto verso sinistra, risaliamo nuovamente all’affollato rif. Locatelli (40min.). Giusto il tempo di riporre l’imbracatura negli zaini e immortalare un’ultima immagine delle monumentali Tre Cime, e imboccata ora la mulattiera della Val di Landro, segnavia n°105, calando nella verdeggiante depressione (2220m) sorgiva del torrente Rienza “Rienzboden” e proseguendo poi nel nostro giro ad anello verso W, tra pietrisco, magri pascoli e sfiorando strada facendo l’argine di tre laghetti “Zinnenseen”, più avanti raggiungiamo l’ennesimo e altrettanto pittoresco
rif. Langalm (2280 m, 50min.), dove comodamente seduti sulla soleggiata terrazza ci gustiamo uno spuntino e la vista sul lato ovest delle Drei Zinnen. Dopo la rigenerante sosta, ripreso il nostro cammino sul segnavia n°105 e rimontati alla vicina Forcella Col di Mezzo (2315m.) , giusto il tempo per un ultimo sguardo sul Cristallo, il Sorapis e i Cadini di Misurina, e poco più avanti concludiamo il spettacolare periplo al rif. Auronzo (35 min.).
Dislivello max. di salita 450m.
Tempo totale di cammino ore 5:45.
Lunghezza del tragitto 15Km.
Note:
M.Paterno
M.Paterno
L'attraversamento delle buie gallerie iniziali che portano all'attacco della via ferrata richiedono necessariamente l'uso di una torcia elettrica e del caschetto, per proteggere la testa dalla bassa volta che caratterizza sopratutto la prima galleria. Naturalmente per la via ferrata è obbligatorio l'uso dell'apposito Kit completo e un paio di idonei guanti per eventuali “sfilacci”del cavo d'acciaio. Per la descrizione tecnica della risalita vi invito come sempre a consultare l'affidabile sito “vieferrate.it” Per la discesa a valle vi sconsiglio vivamente di seguire il tracciato sul ghiaione, non si guadagna tempo, anzi si rischia qualche rovinoso scivolone!
Curiosità:
La fantastica storia della Terra. Lo scenario dolomitico è il risultato della particolare storia geologica di questa regione montuosa. Nelle Dolomiti si trovano infatti l’un l’altra associate due tipi di rocce, quella dolomitica e quella vulcanica, che normalmente non lo sono perché derivano da processi e ambienti totalmente diversi. Siccome la roccia dolomitica è molto più resistente agli agenti della degradazione meteorica (sole, pioggia, gelo, ruscellamento delle acque) rispetto alle rocce vulcaniche, le quali si alterano e infrolliscono facilmente, risulta che i pallidi e torreggianti picchi dolomitici si trovano vicino o emergono dalle verdi valli e dai dolci pendii, dove invece stanno le scure rocce di origine vulcanica. Il nome “dolomite” deriva dal suo scopritore, Deodàt de Dolomieu (1750-1800) e si riferisce ad una roccia composta da carbonato doppio di calcio e magnesio.