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15/01 Monte Pizzocolo
Per l’uscita odierna ci siamo ritrovati con una numerosa e simpatica compagnia: Flavio, Pietro, Tiziano, Luigi, Giorgio, Ivano, Nilla, Aurelio e la mascotte del Gruppo “ Sangria” e speriamo che questo sia di buon auspicio per tutte le escursioni che ci attendono nel nuovo anno.
Arrivati a Salò, abbandoniamo la Gardesana occidentale e seguendo le indicazioni per S.Michele, proseguiamo fino al parcheggio posto nelle vicinanze della trattoria “Colomber” ( 405 m) dove parcheggiata l’auto diamo inizio alla nostra escursione.
Usciti dall’abitato in direzione nord, passando a fianco della trattoria, proseguiamo fino a un bivio dove imbocchiamo la carrareccia a fondo cementato che coincide con il segnavia n°8 e che risale sinuosa in un bosco di castagni e carpino , passando per la località Fontanelle (672 m, 45 min.), e approfittando di agevoli “scurtoli” tagliamo alcuni tornanti fino a risalire sul crinale, proseguendo sempre verso nord sul medesimo sentiero, transitiamo per i due caratteristici roccoli da caccia “ Casin dell’Oser” ( 897 m, 50 min.) e il sovrastante delle “FraÖle” ( 10 min.), a questa quota siamo emersi dall’inquietante coltre nebbiosa e inaspettatamente siamo stati accolti dai raggi del sole che risplendevano come per magia nell’immenso azzurro, e sotto di noi, come una grandiosa e immacolata distesa di neve, si estendeva a perdita d’occhio una compatta coltre bianca. Oltrepassati i due roccoli il sentiero ci conduce nei pressi di un’area prativa privata, dove proseguendo lungo la recinzione sul lato sinistro, giungiamo ad una sbarra, qui il sentiero s’inoltra nel fitto bosco, e proseguendo poco oltre, abbandoniamo il segnavia n°8 per inerpicarci sull’irto e sinuoso tracciato che risale sulla nostra destra fino a sbucare nelle sovrastanti e soleggiate “Prade”, qui la risalita si fa decisamente più impegnativa, e proseguendo sempre verso nord, seguiamo la recinzione sommitale in filo spinato, fino a intersecare il sentiero n°23 proveniente da S.Urbano, che ci conduce al bivio delle “ Merle” ( 1352 m, 45 min) proseguendo sulla nostra destra lungo il panoramicissimo segnavia n°5, raggiungiamo la sospirata vetta del M.Pizzocolo ( 1581 m, 45 min.). Da quassù grazie al limpidissimo cielo azzurro, e al contrasto della sottostante compatta distesa di bianche nubi, scorgiamo verso sud il nitido profilo dei Appennini, e volgendo lo sguardo verso ovest, addirittura il maestoso massiccio del M.Rosa!! Semplicemente Stupendo.
Nel ritorno abbiamo ripercorso a ritroso il sentiero n°5 fino ad una pozza d’acqua, posta poco oltre al rifugio due Aceri, ( 10 min.) e qui abbiamo imboccato il sentiero n°11 che scende sulla nostra sinistra in direzione di m.ga Valle ( 1331 m, 15 min.), poco dopo aver superato la malga stessa abbiamo deciso di abbandonare il sentiero per seguire una evidente traccia che dirige nel bosco sulla nostra destra verso sud, dapprima in leggera salita, e poi proseguendo in falsopiano, fino a giungere sul panoramico Dosso del Barbio ( 20 min.) da qui seguendo uno stradello, a tratti cementato, siamo ridiscesi al trivio di S.Urbano ( 872 m, 20 min.) e ignorando le indicazioni per località “Pirello” abbiamo seguito inizialmente il sentiero n°23 verso sud-
Tempo totale di percorrenza 5 oree 30 min.
Note.
Le scorciatoie che abbiamo seguito nel tragitto di andata per tagliare alcuni tornanti, si sono rivelate in alcuni punti sconnesse e scivolose a causa della notevole umidità. Mentre nel ritorno è senz’altro da evitare il percorso da noi effettuato, poiché la maggior parte del tracciato segue sentieri ormai abbandonati e non più sufficientemente segnalati e tantomeno curati, in’oltre causa l’umidità della stagione sono pericolosamente scivolosi e invasi da numerose piante divelte che ne rendono difficile, se non impossibile, la percorrenza.
Curiosità.
Il nome geografico originario di questo monte è monte Pizzocolo sulla sponda bresciana, ma pochi lo conoscono per tale. Probabilmente venne chiamato "Gu", come accorciativo dell'aggettivo francese "aigu" che significa aguzzo così, per la forma della parte sommitale che rappresenterebbe, in particolare, il profilo del naso di Napoleone. Si crede infatti che, tanto l'origine di questo nome come la leggenda del profilo di Napoleone, siano nate al tempo della presenza nella zona, delle truppe francesi, durante le guerre napoleoniche. Infatti i soldati francesi, giunti per la prima volta nei pressi di queste rive e osservando stupefatti quel monte che appariva loro dirimpetto, dalla sagoma così vistosamente caratteristica, avrebbero esclamato "aigu, aigu!". Le popolazioni che li udivano ripeterono l'esclamazione, distorcendola in Gu: nome che un po' alla volta divenne definitivo. I poeti cantarono questo monte. Giosuè Carducci nell'ode “A Sirmione", riferendosi alla penisola omonima lo canta con questi versi:
" Il Gu sembra un titano per lei caduto in battaglia supino e minaccevole "
Fotografie: