20.8 Monte Carega - GrEsGa

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Vie ferrate > 2010

20.8 Monte Carega


Usciti dal casello autostradale di Verona est, proseguiamo in direzione di Vicenza, giunti a Caldiero ci immettiamo sulla strada provinciale della Val d’Illasi, una volta raggiunto il paese di Giazza, proseguiamo ulteriormente sulla strada asfaltata che attraversa l’abitato in direzione nord, e dopo circa 10 Km, arriviamo al rif. Revolto, dove parcheggiata l’auto iniziamo la nostra escursione.

Partendo dal rif. Revolto ( 1336 m) imbocchiamo l’irto sentiero n°286 che parte a nord del rifugio stesso e passando alle spalle della chiesetta, sbuca sulla strada forestale, 500m circa prima del rif. P.sso Pertica ( 1530 m, 25 min.), da qui il sentiero ricalca il medesimo tracciato della comoda mulattiera fino a giungere in vista della caratteristica  conca prativa di Campobrun, nelle vicinanze del rif. Scalorbi (1770 m, 50 min.), ora lasciato il rifugio sulla nostra destra, ci immettiamo sul segnavia n°112 – E5, giunti a un piccolo tornante ( 1901 m, 20 min.) sulla nostra sinistra si stacca un sentiero evidenziato da alcuni segni  rossi che alzandosi per gradoni erbosi e detritici ci porta a un ghiaione alla cui sommità inizia la via ferrata “Campalani” ( 20 min.). L’attacco, come in tutte le ferrate che si rispettano, rappresenta il passaggio più impegnativo, poi raggiunto il cavo di sicurezza e superato una breve parete, percorriamo una diagonale sulla nostra destra per circa una trentina di metri per poi entrare in un camino roccioso, dove grazie alla tecnica di “opposizione”  riusciamo a risalire, usciti dal camino superiamo un traverso ( libro della via per dedica) ci infiliamo su per un canalino, alquanto esposto, che ci porta alla fine della via ferrata ( 30 min.), guadagnata la detritica sommità dello sperone roccioso, a questo punto dell’escursione, come previsto dalle previsioni meteo, iniziano a cadere le prime gocce e così acceleriamo il passo senza indugiare, percorriamo il breve crinale fino a ridiscendere sul sentiero n°112 precedentemente abbandonato, e da qui proseguiamo fino al rif. Fraccaroli, giusto in tempo per ripararsi prima del vero e proprio diluvio   ( 2237 m, 15 min.).
Al Fraccaroli troviamo un folto numero di “temerari” che come noi hanno sfidato le avverse previsioni meteo pur di salire sulla vetta del Carega, e all’interno del piccolo rifugio  regna una piacevole e allegra atmosfera, una miscela di misteriosa simpatia tra gente estranea che condivide la semplice passione per la Montagna.
Nel ritorno, sempre sotto una insistente pioggia, seguiamo il sentiero n°112 E5 fino al rif. Scalorbi ( 50 min.) per poi ripercorrere a ritroso il medesimo tracciato fatto all’andata, transitiamo così  dal rif. Pertica ( 40 min.) e ritorniamo al rif. Revolto ( 20 min.).

Dislivello totale m 900  
Dislivello della via ferrata circa m. 200
Tempo totale di percorrenza ore 4 e 30 min.

Avvertenze
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Ovviamente, essendo una via ferrata, oltre al normale equipaggiamento da escursione bisogna essere attrezzati dell’apposito kit da ferrata,  cintura di sicurezza e caschetto.
 L’attacco della via ferrata rappresenta il punto più impegnativo, però anche la risalita del camino è una bella prova  tecnica d’arrampicata, e inoltre nel passaggio del camino è raccomandabile uno zaino piuttosto piccolo e compatto. Nella parte finale, all’uscita del canalino  è opportuno prestare attenzione a non smuovere le pietre sommitali.

Curiosità


Il 27 aprile 1945 una compagnia di SS, in ritirata verso Ala attraverso passo Pertica, si vede arrivare incontro un gruppetto di uomini capeggiato dal parroco di Giazza don Domenico Mercante. La loro intenzione era quella di parlamentare con i nazisti per evitare al paese nuove violenze e distruzioni, ma i tedeschi li fecero immediatamente prigionieri, e li posero in testa alla colonna. Allora dal bosco comparvero i partigiani e iniziò una violenta sparatoria che costrinse i tedeschi a scendere a patti, e l’accordo raggiunto prevedeva che solo il don Mercante li avrebbe seguiti come ostaggio per poi essere liberato una volta raggiunto Ala. A passo Pertica i nazisti scesero lungo la val dei Ronchi, e giunti al bivio di Cerè, sentendosi ormai fuori pericolo, decisero di eliminare l’ostaggio. Così, dopo aver cercato di salvare per l’ultima volta il suo paese, morì don Mercante, e con lui venne ucciso anche un SS italiano che aveva rifiutato di far parte del plotone di esecuzione.
A passo Pertica è stato eretto un monumento in ricordo del sacerdote e del soldato fucilato con lui.



Fotografie:  




 
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