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23.02 i Masi alti di KAMAUZ (val dei Mòcheni)
Da Pergine Valsugana seguiamo la strada per la valle dei Mòcheni, all’altezza di Canezza prendiamo la provinciale che collega i paesi della sponda sinistra del Fersina seguendo le indicazioni per Roveda e da qui saliamo fino alla frazione di Kamauz, dove parcheggiata l’auto nel piccolo piazzale antistante la chiesa diamo inizio alla nostra escursione.
Dall’abitato di Kamauz “Kamaovrunt” (1300 m.) ci incamminiamo lungo la strada forestale asfaltata che esce dall’abitato in direzione sud-
( 1597 m, ore 1.). Questo punto del tragitto rappresenta il nostro giro di boa, dove oltre a invertire decisamente la nostra direzione di marcia (nord) il monotono tracciato asfaltato fin qui seguito si è improvvisamente ricoperto di una spessa e immacolata coltre di fresca neve. Dalla malga proseguiamo in salita lungo la strada forestale, superiamo ancora alcuni masi e ignoriamo il bivio che troviamo su un tornante che porta al passo della “Bassa”continuando invece sempre in direzione nord, fino ad arrivare in vista di un cancello che delimita una proprietà privata, da qui prendiamo a destra un ripido prato che risale parallelo alla recinzione stessa. Inerpicandoci faticosamente sul ripido pendio boscoso, arriviamo a un capanno di caccia posto sopra un albero, e poco oltre incrociamo la traccia di un sentiero, che seguiamo verso sinistra ( nord) fino a uscire dal bosco e sbucare nella valletta ai piedi del M.Fravòrt ( 1750 m, ore 1), questo punto rappresenta la maggior elevazione della nostra escursione. Attraversata la valletta e raggiunto il versante opposto, ci attende un’evidente sentiero forestale che prosegue sempre verso nord tra i pascoli ai piedi del M.Oscivart. Continuando a scendere lungo il sentiero giungiamo in breve tempo a dei baiti, dove vista l’ora, la favorevole esposizione a sud e l’invitante panorama, non esitiamo a fermarci per la meritata pausa ristoratrice ( 30 min.).
Dopo la breve sosta, sempre con le ciaspole ai piedi, riprendiamo a seguire il sentiero della strada forestale in discesa nel bosco, e prima di giungere al rifugio-
Tempo totale di percorrenza 3 ore e 30 min.
Note
La quota relativamente bassa, nonché l’esposizione soleggiata, ha determinato l’assenza di neve sul tratto di forestale da Kamauz al Maso Vulpis, mentre da quest’ultimo, per poter proseguire la nostra camminata su un consistente e ancora inviolato manto nevoso ( circa 80 cm di neve fresca) è stato indispensabile indossare le ciaspole. Sulla sommità del M.Fravòrt, causa recenti nevicate e complice il vento in alta quota, si è accumulato un cospicuo strato di neve che ci ha indotto ad attraversare la sottostante valletta con passo lesto e senza indugi, infatti la consistente pendenza e la mancanza d’alberi fanno presagire la propensione della zona a eventuali distacchi di valanghe, quindi in caso di recenti e abbondanti nevicate… ATTENZIONE!!
Curiosità
I Mòcheni sono discendenti dei coloni di origine Bavarese e Boema che nel 1300 colonizzarono, per conto dei feudatari di Pergine, la Valle del Fersina. Dopo un inizio come agricoltori e allevatori, i Mòcheni, vista la vocazione mineraria affinata nelle loro zone d’origine e la scoperta di ricchi giacimenti di ferro, rame, e argento presenti in Valle, iniziarono a occuparsi quasi esclusivamente del settore minerario. Questa nuova risorsa determinò l’afflusso massiccio di altri lavoratori tedeschi, che per la loro occupazione nelle miniere vennero chiamati “Canopi”. Nei primi anni del 1500, nelle cinque miniere allora in funzione a Palù, venivano estratti soprattutto rame, argento e oro. In questi anni la popolazione della vallata dipendeva sia come amministrazione che come Chiesa da Pergine, pertanto in questo periodo c’era l’usanza di conservare nelle soffitte i cadaveri delle persone decedute durante i lunghi inverni, per trasportarli poi con l’arrivo della primavera, nel cimitero di Pergine. I Mòcheni ancora oggi parlano una lingua che può essere definita un tedesco antico integrato con parole provenienti dal dialetto trentino.
Fotografie: