26.1 M.Castelberto
Risalita l’erta e tortuosa strada della Peri-Fosse, proseguiamo poi in direzione di Erbezzo, e poco prima di raggiungerlo, deviamo sulla strada che sale alla nostra sinistra seguendo le indicazioni per Passo Fittanze (1399 m), dove parcheggiata l’auto diamo inizio alla prima ciaspolata dell’anno. E così incamminandoci sulla rotabile segnalata col n°257, seguendo l’ondulato profilo dell’altopiano lessinico, immersi nell’ovattata e magica atmosfera invernale, dove i passi e i pensieri divengono più leggeri, tra una ciàcola e l’altra, camminiamo senza troppa fatica verso est, passando per il bivio del Pidocchio (1568 m, ore 1 e 10 min.) e malga Lessinia (1617 m, 15 min.). Da qui, seguendo rigorosamente il percorso dedicato ai pedoni, intersecando solo in un paio d’occasioni la pista da sci, proseguiamo verso nord raggiungendo così M.Castelberto e il suo pittoresco rifugio (1765 m, 50 min). Dopo una breve visita all’aerea rupe di M.Castelberto, proprio là dove la val dei Ronchi incontra la val d’Adige, al cospetto del maestoso Carega, compiamo il nostro giro di boa, e ritornati al vicino rifugio facciamo gli onori all’invitante cucina. Dopo la rigenerante sosta, ricalcando a ritroso il medesimo tracciato dell’andata, ritorniamo al passo delle Fittanze ( ore 1 e 45 min.).
Dislivello max. 345 m.
Tempo totale di cammino 4 ore.
Note
Escursione da noi più volte già collaudata, tranquilla e sicura, senza alcuna difficoltà tecnica o di orientamento, l’unica raccomandazione nella stagione invernale, è di seguire scrupolosamente le indicazioni del percorso pedonale, che da malga Lessinia porta a Castelberto, evitando così di intralciare e rovinare la pista da sci.
Curiosità
L’altura di M.Castelberto tocca i 1765 m. è un punto di eccezionale panoramicità che consente di spaziare con la vista a 360° sulla Val d’Adige, la Val dei Ronchi e la catena del Baldo, e naturalmente la vista mozzafiato sul dirimpettaio Carega. Da qui nei giorni limpidi si scorgono le cime dolomitiche e persino gli Appennini.
Zona di confine tra l’Italia ed impero Austro-Ungarico, conserva resti di trincee e postazioni risalenti alla Grande Guerra. Le vistose trincee sottolineano l’importanza tattica di Monte Castelberto: si trattava, infatti, di uno dei pochi punti avanzati, protesi sulla Valle dei Ronchi e la cittadina di Ala. Guardandovi attorno potete riconoscere un interessante serbatoio di acqua ricavato sfruttando una naturale canaletta che convoglia l’acqua piovana in una diaclasi a mò di pozzo. Anche qui ricoveri in caverna, camminamenti, basamenti per le tende, piccole costruzioni in muratura, e più in là le buche per latrine, inconfondibili per la loro forma quadrata. Il rifugio stesso, di recente ristrutturazione, all’epoca era una caserma. Inoltre, nella zona, si possono osservare i numerosi cippi di confine.
Fotografie: 