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7.8 Agosto Dolomiti di Sesto
Quest’anno la tanto sospirata due giorni estiva ci vede impegnati in due escursioni ben distinte, ma ambo due focalizzate sul fantastico palcoscenico delle Tre Cime di Lavaredo ,“Drei Zinnen”, il simbolo per eccellenza delle Dolomiti. Abbandonata a Dobbiaco la Val Pusteria imbocchiamo la S.s.n 51 d’Alemagna in direzione del lago di Landro, e proseguendo oltre verso sud, concludiamo il nostro viaggio sulle cristalline rive del Lago di Misurina ( 1745 m).
Primo giorno: Monte Piana.
Dall’ampio parcheggio posto poco più a nord del lago, all’imbocco della strada per le Tre Cime, seguiamo la strada di sinistra riservata al transito del servizio navetta per il M.Piana fino ad un bivio ( 30min.) dove il nostro sentiero abbandona la strada per proseguire in piano sulla sinistra, più avanti ci aspetta una serie di tornanti che però evitiamo grazie a dei propizi “scurtoli”. Salendo così di quota incrociamo nuovamente la strada asfaltata utilizzata dalle navette, e anche qui l’ignoriamo per inerpicarci sull’evidente traccia che prosegue immersa tra i mughi fino a riemergere direttamente nella pietraia poco sotto al Rif. Bosi ( 2205m, 40min.). Dallo storico rifugio dirigiamo verso ovest imboccando il sentiero storico della Grande Guerra che corre lungo il ciglio occidentale a strapiombo sulla Val di Landro; tra camminamenti, trincee e punti strategici dell’esercito italiano raggiungiamo la croce di vetta sul M. Piana (2324m, 35min.). Da qui proseguendo verso nord, ci abbassiamo lievemente nella Forcella dei Castrati (2272 m), che oltre a dividere fisicamente il M.Piana dall’attiguo M.Piano, in tempo di guerra rappresentava la linea di demarcazione tra i due eserciti contendenti. Ora per non dimenticare è posto un cippo con tanto di campana bronzea dedicata alla pace tanto duramente conquistata tra i due popoli. Risaliti sul tavolato settentrionale proseguiamo il nostro cammino tra i manufatti bellici austriaci fino a pervenire in breve alla croce di vetta del M.Piano (2320 m, ore 1). A questo punto dell’escursione il minaccioso addensarsi di nubi sulla nostra testa, oltre a offuscare il panorama sulle circostanti vette dolomitiche, ci convince ad abbandonare l’anello del sentiero storico, ritornati lesti sui nostri passi fino alla forcella dei Castrati, riguadagniamo l’area sud del M.Piana. Seguendo l’ampio sentiero che corre centrale, passando accanto a vari cippi commemorativi raggiungiamo la capanna Carducci con l’originale piramide (2316 m) e lì vicino scorgiamo una tenda militare, dove i volontari impegnati nel restauro del campo di battaglia, hanno immagazzinato dei interessanti reperti storici. Proseguendo poi sul sentiero in direzione sud ritorniamo direttamente al rif. Bosi ( 50 min.). Dopo la meritata sosta ristoro al rifugio, imbocchiamo la strada asfaltata che scende giù in vallata, ma sono bastati giusto un paio di tornanti e i famosi “scurtoli” ci hanno nuovamente corrotto, permettendoci così di calare velocemente di quota e concludere questo primo giorno a Misurina ( ore 1 e 10 min.).
Dislivello max. di salita 550 m. circa.
Tempo totale di cammino 4 ore e 45 min.
Lunghezza del tragitto 18 Km.
Secondo giorno: M.Paterno e il periplo delle Tre Cime.
Questa volta con l’auto, dal parcheggio di Misurina proseguiamo diritti seguendo le indicazioni per il lago d’Antorno e le Tre Cime, raggiunto l’apposito casello e pagato il salato “pedaggio” risaliamo la sinuosa strada asfaltata che ci porta direttamente nell’ampio parcheggio ubicato alla Forcella Longares, ai piedi delle Tre Cime e adiacente al Rif. Auronzo (2320 m) nostro punto di pernottamento e di partenza per l’impegnativo secondo giorno.
Durante la notte il cielo si è ulteriormente offuscato, a tal punto che le soprastanti cime e il sentiero che le aggira sono completamente celate da una fitta coltre nebbiosa, ma dopo un’ottima colazione, e speranzosi che ai primi raggi del sole la foschia si dissolva, ci incamminiamo di buon’ora sul sentiero che si allontana a est per il rifugio Lavaredo (2344m, 20 min.), proseguendo sul sentiero n°101 risaliamo alla Forcella Lavaredo (2454m, 15min.) dove una temporanea attenuazione della foschia ci svela le strapiombanti pareti nord delle Tre Cime, da qui proseguiamo con pochi saliscendi su fondo ghiaioso in direzione del rif. Locatelli (2405 m, ore 1). Al rifugio, con inaspettata sorpresa si spalanca il sipario sulla più affascinante e più nota vista delle Drei Zinnen. Rincuorati da tanta bellezza ci incamminiamo decisi sul sentiero -
Dislivello max. di salita 450m.
Tempo totale di cammino 5 ore e 45 min.
Lunghezza del tragitto 15Km.
Note
M.Piana
La risalita al M.Piana non ha richiesto attrezzature o attenzioni particolari, casomai bisogna cercare di mantenersi il più possibile sul ciglio della strada che risale al rif. Bosi per non intralciare (o essere investiti) dal frequente viavai di jeep navetta, e inoltre un po' di cautela nel percorrere i tratti di “sentiero Storico” che corrono esposti sul profondo baratro della Val di Landro. Peccato che un cielo plumbeo ci ha rovinato il panorama, ma siamo stati ampiamente ripagati dalla visita a questo interessante museo all'aperto, pazientemente recuperato e mantenuto in ordine dall'opera dei Volontari.
Periplo delle Tre Cime
IL giro delle Tre Cime di per sé non ha presentato alcun problema né di orientamento che difficoltà tecniche, e inoltre vista l'abbondanza di rifugi lungo il percorso si può evitare di appesantire troppo lo zaino con scorte di cibo o bevande. Piuttosto è indispensabile una buona macchina fotografica per immortalare le molteplici viste sulle Tre Cime!
M.Paterno
L'attraversamento delle buie gallerie iniziali che portano all'attacco della via ferrata richiedono necessariamente l'uso di una torcia elettrica e del caschetto, per proteggere la testa dalla bassa volta che caratterizza sopratutto la prima galleria. Naturalmente per la via ferrata è obbligatorio l'uso dell'apposito Kit completo e un paio di idonei guanti per eventuali “sfilacci”del cavo d'acciaio. Per la descrizione tecnica della risalita vi invito come sempre a consultare l'affidabile sito “vieferrate.it” Per la discesa a valle vi sconsiglio vivamente di seguire il tracciato sul ghiaione, da noi scelto, che scende ai Laghi dell'Alpe, non si guadagna tempo, anzi si rischia qualche rovinoso scivolone!
Curiosità
La fantastica storia della Terra. Lo scenario dolomitico è il risultato della particolare storia geologica di questa regione montuosa. Nelle Dolomiti si trovano infatti l’un l’altra associate due tipi di rocce, quella dolomitica e quella vulcanica, che normalmente non lo sono perché derivano da processi e ambienti totalmente diversi. Siccome la roccia dolomitica è molto più resistente agli agenti della degradazione meteorica (sole, pioggia, gelo, ruscellamento delle acque) rispetto alle rocce vulcaniche, le quali si alterano e infrolliscono facilmente, risulta che i pallidi e torreggianti picchi dolomitici si trovano vicino o emergono dalle verdi valli e dai dolci pendii, dove invece stanno le scure rocce di origine vulcanica. Il nome “dolomite” deriva dal suo scopritore, Deodàt de Dolomieu (1750-
La desolante storia dell’uomo. La Forcella di Mezzo delle Tre Cime di Lavaredo, divideva L’Italia dall’Austria. Il primo giorno di guerra, il 25 maggio 1915 gli italiani vi respinsero il primo attacco austriaco. Un altro fu respinto i 5 luglio. Durante tutto il mese di luglio gli Alpini trasportarono fin sulla vetta della Cima Grande un colossale faro destinato ad illuminare d’improvviso l’attacco notturno sulla grande spianata a fronte del rifugio Tre Cime (oggi rif. Locatelli).
Sulla cima del Monte Paterno, rimase uccisa il 4 luglio 1915 una delle più famose guide alpinistiche della zona: Sepp Innerkofler, proprietario e custode del famoso rifugio. Formidabile rocciatore e artefice di vie nelle Dolomiti di Sesto, comandante della Pattuglia Volante, ucciso da un Alpino italiano , Pietro De Luca, con una pietra,lanciata nel tentativo di difendere la vetta del monte, mentre una pattuglia di 6 uomini (tra cui Innerkofler) cercava di conquistarla.
La causa della morte di Innerkoler, per la verità, non è ancora certa, altre tesi dicono che sia morto in conseguenza di tiri mal direzionati dell'artiglieria austriaca.
Sepp Innerkofler nella fatale notte sulle pendici del Paterno in piedi, fissò a lungo le fiamme che avvolgevano il suo amato rifugio, morse la pipa e tacque; poi si accovacciò, aprì un taccuino e segnò “ Al quinto colpo la mia casa si incendia. Mentre scrivo qui sul Paterno, brucia il rifugio giù in fondo, il rogo tra i monti fa un’impressione imponente. Laggiù il fuoco, quassù battiamo i denti dal gelo. Adesso, Dio sia lodato, c’è il sole, e tutto questo mi appare più interessante che pauroso e terribile.
( Dai taccuini di guerra di Sepp Innerkofler).