22/06 - GrEsGa

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22/06

Diario di Bordo > 2021
22/06:
Prato Resia →rif. F.lli. Grego.
Con la precisione che contraddistingue ogni buon orologio, alle otto in punto i rintocchi di campana ci sorprendono ancora seduti lì al tavolo, e così giusto il tempo per un’ultima tazzina di caffè, ed eccoci in cammino su per la via principale di Prato Resia, dove poco dopo aver superato la chiesa a sinistra troviamo l’immancabile pesciolino azzurro e l’indicazione del segnavia CAI 638 per Sella Segata, una forestale che fra tratti sterrati e altri cementati risale a monte del paese offrendo viste sempre più ampie sui monti Musi e il M.Canin che là a est chiude la Val di Resia, e dove avvolti dalle inebrianti essenze resinose della pineta ci alziamo costantemente di quota fin tra i stavòli di località Perachiaze (857m) per calare poi alla successiva radura di Sella Segata (810m, ore1:20), un’amena area ricreativa dove accanto alla pittoresca cappella di S.Antonio troviamo la baita degli alpini e una provvidenziale fontanella d’acqua fresca. Proseguendo giù dall’opposto versante e attraversando strada facendo il greto del Rio Brussine e più avanti ancora la passerella metallica che scavalca un dirupato impluvio, con la vista che tra il folto della vegetazione nel frattempo svela viste sempre più ampie sulla conca di Chiusaforte e l’intricata ragnatela di strade e fiumi che qui si uniscono e l’attraversano, ecco che giù in Val Raccolana, tra le prime abitazioni dell’omonimo paese superiamo prima il ponte sul Raccolana stesso per poi attraversare anche quello che al di là del Fella porta nella via principale di Chiusaforte (391m, ore1), dove all’ombra di due giganteschi tigli dalla folta chioma troviamo la locanda giusta per l’immancabile sosta. Curiosando tra le viuzze del centro storico nel frattempo ci portiamo alla vecchia stazione dei treni, la dismessa linea ferroviaria per l’Austria che sapientemente trasformata in ciclovia oggigiorno collega Salisburgo alle spiagge di Grado, una via perfetta da percorrere anche a piedi con l’unica attenzione di mantenerci a bordo pista, perché qui i ciclisti vanno e vengono nei due sensi senza tanti complimenti. E così dopo aver attraversato polverose strade di campagna, guadato fresche acque di torrenti e ombrosi sentieri di montagna, alti sulla valle del Fella e ben in disparte dalla trafficata statale ci ritroviamo qui a seguire verso nord il rettilineo tracciato di una vecchia ferrovia, un suggestivo viaggio nel passato dove attraversato un pittoresco ponte d’acciaio e una lunga serie di buie gallerie nel frattempo arriva il  momento di scendere alla stazione di Dogna, dove al di là di un caratteristico ponte sospeso sul torrente ci ritroviamo a camminare nella via principale del paese (430m, ore2), una solare conca che nulla ha da invidiare a tante altre valli alpine, se non fosse per l’aereo viadotto dell’autostrada che là in alto proietta un’inquietante ombra sull’intero abitato. Pensando bene di fermarci per la sosta pranzo, ecco che con nostra sorpresa qui in paese ci dicono che l’unico modo per mettere qualcosa sotto i denti è di tornare verso Chiusaforte per circa un chilometro seguendo stavolta la statale, quattro passi sull’asfalto che non preoccupano più di tanto pur di sedersi attorno ad un tavolo dell’Osteria ai Ors (20min) a degustare il piatto del giorno. Mentre tra una forchetata e l’altra siamo lì a rimuginare sul come allungare la tappa che la tabella ufficiale del Cammino vorrebbe far qui terminare, ecco che nell’arrivare con le pietanze al tavolo la ben disponibile padrona di casa ci suggerisce giusto un paio di numeri di telefono per assicurarci un tetto per la notte, ma qui non c’è campo, e sia dall’agriturismo del “Plan dei Spadovai” e tantomeno dal rifugio “Fratelli Grego” non arriva nessuna risposta. Ed è così che lasciata l’accogliente osteria e tornati sui nostri passi fin tra le abitazioni di Dogna, alla fine per alzata di mano si decide comunque di tentar la sorte incamminandoci sull’erta strada che al di là del ponte sul Fella risale il versante destro orografico della Val Dogna, diciotto estenuanti e interminabili chilometri d’asfalto dove l’unica soddisfazione è la vista sull’inconfondibile sagoma del Montasio che là difronte chiude la valle come un sipario, e passando tra le numerose frazioni a monte di Dogna che come i numerosi tornanti scandiscono il ritmo dei nostri passi, alla fine di un’interminabile calvario ecco che su in alto approdiamo nel solare “Plan dei Spadovai” (1100m, ore4) un piacere per occhi e gambe dove sulla terrazza dell’omonimo agriturismo notiamo con soddisfazione del movimento che fa ben sperare. Ma a far svanire ogni speranza ci pensa Giovanni che lì indaffarato con le manutenzioni di tavoli e panche ci avverte serafico che il locale è chiuso da mesi causa covid, e che difficilmente aprirà i battenti per quest’anno, una notizia questa che già ci fa pensare di sdraiarci direttamente lì sul tavolato del terrazzo. Ma con altrettanta serenità ecco che il padrone di casa ci propone di attendere un’attimo, giusto il tempo di riporre gli attrezzi da lavoro e bere una fresca birra in compagnia prima di mettere in moto il suo camioncino, un mezzo meccanico un po’ datato ma che tra questi sentieri sembra muoversi in piena autonomia, pochi chilometri tra prato e bosco che portano direttamente al rifugio F.lli Grego (1398m), una cortesia quella di Giovanni che vale ben l’ennesima birra prima di salutarlo e ringraziarlo per il prezioso passaggio.  
Dislivello: +1085m, -80m.
Tempo di cammino: ore 8:40.
Lunghezza tragitto: Km 33.
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