21/08 Cima Carega
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M.Carega
Dai dolci pascoli alle aspre rocce
21/08/2021
Come ben si sa, lì sul confine territoriale tra Verona, Vicenza e Trento, il Carega seppur per poche centinaia di metri ricade in quest’ultima provincia, un dettaglio questo che però non impedisce a veronesi e vicentini di farne la loro montagna preferita. Infatti, se le caratteristiche guglie e falesie delle così dette “Piccole Dolomiti Vicentine” sono un’allettante via d’arrampicata per esperti alpinisti, ecco che dalla città scaligera è sufficiente risalire tra le dolci ondulazioni dell’altopiano lessinico, per avventurarsi poi su sentieri che senza soluzione di continuità portano direttamente nel cuore di pietra del Carega.
Dal parcheggio di S.Giorgio (1495m) la nostra giornata inizia seguendo la sterrata che a est aggira le pendici meridionali di Castel Malera, un deciso cambio di rotta dove abbandonato sia il segnavia 250 che la strada per Malga Grolla, dritti a nord proseguiamo ben oltre Malga Malera di sotto fin ad approdare a Passo Malera (1722m, 45min), porta d’accesso all’aspro paesaggio alpino del Carega. Digradando a questo punto giù dai stretti e scoscesi tornantini del sentiero 287, nel folto della faggeta nel frattempo oltrepassiamo sia il bivio per il rifugio Boschetto che gli sfasciumi dei lastroni della Bella Lasta, fin ad intercettare la deviazione per il rif. Revolto (1545m, 20min), l’ennesimo bivio dove abbandonato il segnavia fin qui seguito e proseguendo sul 289, dritti a nord ci affacciamo alla finestra panoramica di Bocca Trappola per attraversare poi la passerella metallica che al di là di un dirupato tratto franoso si riallaccia al breve e scosceso tracciolino che ormai in dirittura d’arrivo scende giù al rifugio di Passo Pertica (1530m, 25min.). Giusto il tempo per un fugace sguardo sulla recondita Val dei Ronchi, ed ecco che ai piedi della verticale Cengia del Pertica non rimane che incamminarci sulla vecchia strada militare che a est prosegue per il successivo rif. Scalorbi, una comoda sterrata dove approfittando strada facendo di un paio di “scurtoli” risaliamo costantemente di quota fin ad intercettare il bivio col sentiero 108-B per il rifugio Fraccaroli (1650m, 20min). Abbandonata così la carrabile che sarà poi il nostro rientro, su per l’erta scarpata fin da subito ci ritroviamo a far i conti col solleone estivo e l’insidia delle radici affioranti, un’erta e impegnativa via di salita che nel folto dei mughi s’innalza velocemente di quota fin ad intercettare lassù tra i ghiaioni l’ennesimo bivio della giornata (1960m, 45min). Ignorando a questo punto la deviazione sinistra per il crinale della Costa Media, a destra non rimane che puntare dritti alla nostra meta, un curioso punto di vista sulla cima del Carega che da qui assomiglia tanto al cono di un grande formicaio, e dove proseguendo sull’evidente sentiero affacciato sul Vallon della Teleferica, gradualmente c’innalziamo di quota fin al rifugio Fraccaroli, un punto d’arrivo importante dove però rimandando l’appuntamento con la pausa rancio, senza perder tempo anche noi come tante formichine ci accodiamo all’ordinata fila indiana che su per l’erta china risale in vetta al Carega (2259m, 25min). Tra il viavai di escursionisti che si danno il cambio per la rituale foto sotto la croce, troviamo appena il tempo di dare uno sguardo sulla Vallarsa e il dirimpettaio Pasubio prima di calare sull’affollata terrazza del sottostante rifugio, situazione questa che non ci impedisce di trovare l’angolino giusto per consumare il nostro frugale spuntino, un posto in prima fila affacciato a sud che ben oltre l’altipiano lessinico offre anche uno scorcio sulle azzurre acque del Garda e la penisola di Sirmione. Fatto il pieno d’energia, giù ai piedi del Carega stavolta imbocchiamo la vecchia mulattiera d’arroccamento, una serie di tornanti e lunghe diagonali che in costante discesa cala fin a Bocchetta Mosca (2029m, 20min), punto panoramico sul dirupato Vajo dei Colori e altro crocevia dove calando a destra nell’alto impluvio di Campobrun, tra magri pascoli e cespugli di pino mugo per segnavia 192 terminiamo la discesa direttamente nella lussureggiante conca del Scalorbi, altro rifugio dove a questo punto della giornata la sosta è d’obbligo (1770m, 25min.).
Una visita alla vicina chiesetta alpina, ed ecco che girate le spalle al rifugio e al di Passo di Pelegatta inizia la lunga corsa di rientro ricalcando integralmente la carrozzabile fin al Pertica (35min), dove lì alle spalle del rifugio non resta che tornare a ritroso sul sentiero del mattino fin a Passo Malera (40min), altro punto cruciale della giornata dove valicando stavolta la vicina sella che alla nostra destra separa Castel Malera dalla Bella Lasta, e giù nell’opposto “Vallon” non rimane che puntare dritti sul villaggio turistico di San Giorgio, per concludere così la nostra avventura là dov’era iniziata (30min).
Dislivello assoluto 764m.
Tempo di cammino ore 5:30.
Lunghezza tragitto Km 20.