04/01 Cariadeghe
Diario di Bordo > 2019
Prealpi Bresciane
Monumento naturale "Altopiano di Cariadeghe"
04/01/2019
Come prima uscita del nuovo anno oggi ci avventuriamo sull’altopiano di Cariadeghe, nel comune di Serle. Un prezioso paesaggio carsico a due passi dalla città di Brescia, dove tra sacro e profano, tra antichi monasteri, santelle e capanni da caccia, nell’ombra della variegata vegetazione si diramano numerosi sentieri che senza fatica portano a splendidi punti panoramici, con esclusive viste sulle Prealpi bresciane e il lago di Garda.
Interrotto il nostro viaggio in auto nel parcheggio antistante la casa dei fanti di Serle (760m) e proseguendo da lì a piedi fin al successivo crocevia del rifugio degli Alpini (820m, 20min), ignorata per ora la strada che risale al monastero dinnanzi a noi proseguiamo sulla pianeggiante carrareccia per pozza Ruchì e l’annesso ristorante. Tra noccioli, betulle, carpini e vecchi castagni, tralasciando poco dopo una prima deviazione per Cascina del Comune (20min) e attraversato nel frattempo l’intero altopiano, ecco che ben presto ci ritroviamo ai piedi del rilievo montuoso che ne delimita il bordo settentrionale (10min), dove lasciata sulla nostra destra la vicina Casina del Comune, a sinistra imbocchiamo l’indicazione S3 per il M.Ucia. Abbandonata così l’ampia conca prativa iniziamo ad arrancare nel spoglio e arido sottobosco invernale, dove affidandoci più all’istinto che ai rari e sbiaditi segnavia, intercettato su in alto il sentiero denominato S1 della dorsale, subito dopo ci ritroviamo in una piccola radura attrezzata con tanto di panche e tavoli. Superati a questo punto in rapida sequenza uno stretto passaggio tra le rocce e un breve tratto attrezzato, infine approdiamo sull’ardita rupe della Corna di Caì (1158m, 40min), un pulpito sospeso sopra l’abitato di Caino, dove il panorama sul Guglielmo, il Maniva e la Corna Blacca, ad est si completa con un’insolita prospettiva sul Garda e i suoi monti. Ritornati alla precedente radura, in men che non si dica il segnavia S1 ci porta sull’attigua gobba del M.Ucia (1168m), dove una targa bronzea apposta su una pietra è l’unico indizio che testimonia la massima elevazione odierna. Proseguendo sempre ad est lungo il sentiero di cresta e passando strada facendo per una serie di roccoli da caccia, accompagnati dall'allegro cinguettio dei fringuelli che saltando di ramo in ramo sembrano festeggiare questo periodo di tregua, ecco che deviando giù dal segnavia S2 e passando nel frattempo per il Ruer del Colomb, alla fine della luga discesa ci ritroviamo nel solare prato antistante la Cascina del Comune (ore 1:15). Dopo il frugale spuntino e una breve sosta davanti alla singolare santella dedicata alla caccia, altro inequivocabile segno della passione che lega la gente di qui all'arte venatoria, e a ritroso lungo la carrabile già percorsa al mattino, facciamo ritorno al cruciale crocevia del rifugio Alpini (35min).
Vista l'ora ancora favorevole, invece di tornare direttamente al punto di partenza alla nostra destra imbocchiamo l’erta strada che risale il versante settentrionale del monte Orsino, e abbandonato su in alto l’asfalto dove la stessa devia per la trattoria Val Piana, proseguendo da lì su per un ultimo tratto sterrato scandito dalle stazioni della Via Crucis, eccoci infine sull’ampio piazzale alberato dell’antico monastero di San Pietro in Monte, oggi meglio conosciuto come “S.Bartolomeo” (933m, 25min), un’importante meta fuori programma che oltre all’ampia vista sull’altopiano e la pianura, a sud ci sorprende con un’ulteriore scorcio sul basso Garda e la penisola di Sirmione.
Per la discesa a valle, imboccato stavolta il sentiero che digrada direttamente giù nel bosco e tralasciando più in basso la deviazione per il rifugio degli Alpini, proseguendo sulla traccia a destra ritorniamo direttamente al nostro punto di partenza (25min.).
Dislivello assoluto 400m.
Tempo di cammino ore 4:10.
Lunghezza tragitto Km 10.