10/06 M.Carzen
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Valvestino
M.Carzen
10/06/2022
A circa mille metri di quota, la conca di Capovalle è racchiusa quasi tutt’attorno da morbidi rilievi adibiti per lo più a pascolo, che emergono da vallate selvagge e boscose. Un posto insomma dove non ci si arriva per caso. Anzi, occorre una certa determinazione nel percorrere i pochi e tortuosi chilometri che separano la sponda meridionale dell’Eridio dal paese a monte di Capovalle. Un faticoso viaggio in auto che però vale la pena fare, per immergersi in un ambiente molto vario, ricco di spunti storici e naturalistici come quello della Valvestino.
A Capovalle (930m) la giornata inizia incamminandoci lungo la provinciale per la Valvestino. Giusto un breve tratto d’asfalto, prima d’imboccare alla nostra destra la stradina che tra prati e orti va a confluire più in basso sul sentiero 474 che perviene dalla sovrastante contrada di Vie’ (817m, 15min). Un sentiero questo che in costante discesa s’intrufola nel bosco, e va a intercettare in località Mangaglione le limpide acque del Rio Lanèch (796m, 15min), il torrente che qui scorre nella lussureggiante valle dei Molini. Accompagnati dall’incessante gorgoglio dell’acqua e superato il vicino ponticello in legno, fra tratti di sentiero e viottoli sterrati nel frattempo eccoci all’antico molino di Capovalle (684m, 15min), un gruppo di rustici casolari e una ruota idraulica, che lì ferma da tempo sembra aspettare solo un po’ d’acqua, prima d’iniziare a girare e trasformare il grano in farina. Ma come ben si sa “acqua passata non macina più”, e così a noi non resta lasciarci alle spalle questo luogo magico e fuori dal tempo, per riprendere il sentiero che da lì a poco attraversa l’ennesimo ponticello e passa sulla riva destra del torrente. Immersi nel bel bosco di faggi e con lungo traversone verso est, ci innalziamo ora gradualmente sopra il fondovalle, fin ad intercettare l’antica e pianeggiante mulattiera che nella vegetazione sempre più rada passa dinnanzi a un’originale pietra di confine e ad alcune santelle votive, prima di sbucare tra gli orti che anticipano il nostro arrivo a Bollone (822m, ore1:15), piccolo borgo che alle pendici del Carzen ricade nel comune di Valvestino. Attraversato l’intero abitato e superato il vicino cimitero, da lì a poco abbandoniamo nuovamente l’asfalto per riprendere l’indicazione del segnavia 474, che a monte sale all’antico “Serbatoio di Bollone” (815m, 15min). Stesso segnavia, ma musica ben diversa. Infatti risalita la breve stradina che verso monte porta alla presa d’acqua dell’acquedotto, ecco che con un brusco cambio di pendenza il sentiero inizia poi ad arrancare su per il boscoso versante affacciato sulla selvaggia Val Selva. Una dura e interminabile salita dalla pendenza spesso proibitiva, dove senza il conforto di alcun segnavia e stando ben attenti a non lasciarci ingannare dalla traccia di qualche animale, con l’unica certezza di dover arrampicare, finalmente ecco apparire nella fitta faggeta il bivio col sentiero 472 che sarà poi il nostro rientro (1330m, ore1:30). Un sicuro punto di riferimento, dove con un ultimo strappo verso monte, guadagniamo l’erbosa insellatura del passo di Vesta (1355m, 10min). Giusto il tempo di riprendere fiato, e lì in campo aperto e ben soleggiato, tralasciamo il verde dosso di Vesta per attaccare invece senza indugio l’erboso pendio del monte Carzen. Un’ultima prova per gambe e fiato, dove allargando a ogni passo la vista sull’intricato gioco di valli e monti che caratterizza la selvaggia Valvestino, passando per l’anticima e resti di trincee della grande guerra, ecco che con un ultimo rush finale finalmente ci ritroviamo sotto la croce di vetta del Carzen (1505m, 30min), dove ben spaparanzati nell’erba e ben protetti dalle fresche frasche del boschetto sommitale, col frugale spuntino ci gustiamo anche l’incantevole panorama, che oltre i monti del circondario e gran parte del bresciano, offre una curiosa vista sull’intera catena del Baldo e uno spicchio di fiordo gardesano.
Dopo tanta fatica e tanta delizia, giù al passo di Vesta (15min) torniamo a ritroso nel bosco, fin a imboccare stavolta al precedente bivio il sentiero 472, una via questa tutta in discesa, che giù nella faggeta porta in località Fienile Gandina (1199m, 25min). Altro bivio, dove al sentiero fin qui seguito preferiamo l’agevole tracciato della strada forestale (segnavia 470). Una comoda e pianeggiante sterrata che pressochè parallela e solo poco più alta rispetto al sentiero, costantemente affacciata sulla Val dei Molini e con vista sugli abitati di Bollone prima e Capovalle poi, alla fine porta al passo di San Rocco (950m, 55min), altro possibile punto di partenza della nostra escursione, dove dritti sulla provinciale, torniamo là dove abbiamo lasciato l’auto stamane (15min).
Dislivello assoluto 825m.
Tempo di cammino ore 6.
Lunghezza tragitto Km16.