19/06 Piz de Levico
Diario di Bordo > 2018
Pian di Vezzena
Spitz di Levico e cima Mandriolo
19/06/2018
Naturale collegamento tra gli altipiani trentini, la val d’Assa e l’altopiano d’Asiago, con il suo versante nord a precipizio sulla Valsugana e quello meridionale che invece digrada dolcemente in un ampio alpeggio costellato qua e là da fortezze e malghe, la piana di Vezzena si rivela un affascinante mix tra storia e natura, a cui è impossibile resistere.
Lasciata l’auto a passo Vezzena (1404m) e affidandoci lì direttamente alla strada asfaltata che dirige a N, deviando al vicino bivio sulla diramazione destra e tagliando alla successiva curva direttamente per prati, più avanti eccoci ai ruderi di Forte Verle (1458m, 20min), primo ed evocativo forte austroungarico sulla nostra roadmap giornaliera. Abbassandoci ora direttamente nella verde conca di malga Busa Verle ed evitato così al successivo curvone della forestale l’attacco dell’erto sentiero 205 per il Pitz di Levico, tra acuti fischi di marmotte e mucche al pascolo riagguantiamo il tracciato della strada, proprio là dove la stessa viene inghiottita dalla fitta abetaia. Proseguendo a questo punto sul segnavia 201, al successivo bivio la strada militare devia decisa su a monte, dove arrancando con più ampio giro nell’ombroso Bosco Varagno e sbirciando dai pochi squarci che bucando la fitta vegetazione guardano sull’altopiano e la strada fin qui percorsa, col fiato un po' corto e anticipando alcune viste sui laghi della Valsugana, eccoci finalmente al secondo forte della giornata, quello di Spitz Verle, sulla vetta del Pizzo di Levico (1908m, ore1:20). Anche se più volte già ammirato, lo strepitoso panorama non finisce mai di stupire, ed oltre l’eccezionale vista sulle vicine e lontane vette, i vasti altipiani e i ruderi del forte, a regalarci un pizzico di adrenalina in più stavolta troviamo un balcone, una pedana in ferro lì protesa sul sottostante baratro della Valsugana. Visto che nelle gambe c’è ancora tanta energia, persistendo a questo punto sull’articolato segnavia 205 che a est ricalca il profilo di cresta e nel contempo aggira i contrafforti del Camin, abbassandoci prima alla Bocca di Forno (1788m, 40min) e risalendo poi tra i mughi del crinale con vista sulla Valsugana, agguantata una prima altura con tanto di ferrea croce (2017m, 50min), infine con un ultimo strappo agguantiamo la successiva Cima Mandriolo (2049m, 40min). L’assolata gobba prativa è un invito a nozze per la sosta rancio e tirare un po' il fiato, e dopo aver contemplato a 360° il panorama sull’ondulato paesaggio, ritornati sui nostri passi giù a bocca di Forno (30min) e abbandonato lì il segnavia ufficiale 205, digradando a questo punto direttamente per prato e poi dal boscoso versante meridionale, affidandoci all’istinto più che alle rare tracce nel bosco, giù in basso intercettiamo nuovamente la strada forestale del mattino.
A questo punto non resta che seguire il pianeggiante tracciato della strada stessa, e passando in sequenza per la vicina malga Marcai (1640m, 30min), per il bivio dell’ex strada militare che sale al Spitz di Levico e più avanti per forte Verle, infine concludiamo al nostro punto di partenza (ore 1).
Dislivello assoluto 645m.
Tempo di cammino ore 5:50.
Lunghezza tragitto Km. 18.