24/08 M.Pelmo
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Dolomiti Bellunesi
M.Pelmo
24/08/2022
Quando meno te lo aspetti, ecco spuntar fuori dal magico cilindro di Emilio l’idea per un’escursione fra le Dolomiti Bellunesi. L’occasione giusta per chiudere in bellezza questa torrida estate e risalire su per la Val di Zoldo, dove con i suoi 3168 metri il monolitico Monte Pelmo sarà il perno del nostro giro ad anello, una lunga e a tratti faticosa circumnavigazione che tra bosco, pascoli e aspre pietraie ci svelerà viste sempre diverse sul grandioso arcipelago dolomitico.
Con la mole del Pelmo che incombe sulle nostre teste, lì difronte al pittoresco rifugio di Passo Staulanza (1783m) la nostra circumnavigazione attorno al “Caregòn del Padreterno” inizia nel pascolo che si trova al di là della strada, dove tra le due opposte direzioni del segnavia 472, preferiamo il senso orario per il rifugio Città di Fiume. Mantenendoci così pressoché paralleli alla strada di fondovalle e innalzandoci dolcemente su per le boscose pendici del Pelmetto, nel frattempo più a nord ci ritroviamo ad attraversare le bianche ghiaie che scivolano giù da monte, un’ampia area sgombra da alberi dove con i verdi pascoli del Mondeval e l’aguzzo pinnacolo di Cima Ambrizzola che dinnanzi a noi già brillano alla luce del sole, non rimane che immergerci nuovamente nell’abetaia per proseguire poi dritti fin nell’alpeggio del rifugio Città di Fiume (1918m, ore1), strategico punto d’osservazione sulla sottostante Val Fiorentina, il Civetta e la più lontana Marmolada. Dopo i leggeri saliscendi del sentiero 472 arriva il momento di inerpicarci sul 480 (sentiero Flaibani), una diversa prospettiva sulla parete nord del Pelmo che qui mette in mostra la così detta “Fisura”, la profonda spaccatura che là in alto separa il massiccio centrale dall’adiacente Pelmetto. Ed è così che lasciandoci alle spalle il tranquillo alpeggio e le mucche al pascolo, in costante salita superiamo sia la fascia dei mughi che il bivio di Forcella Forada (1977m, 30min), dove ricongiungendoci col sentiero che sale direttamente da valle e tralasciando poco dopo una seconda deviazione che torna giù a Passo Staulanza, tra sempre più radi cespugli di mugo nel frattempo risaliamo il breve tratto attrezzato che più in alto porta su un ripiano erboso, dove lì sotto Cima Forada si apre dinnanzi a noi l’alta Val d’Arcia. Tra ciclopiche scogliere dolomitiche ci ritroviamo così ad annaspare senza tregua nel tumultuoso fiume di sassi e pietre che riempiono l’ampio vallone, un’aspro paesaggio alpino dove le uniche forme di vita sono dei gialli papaveri, e dove tralasciando l’anonima traccia che a destra risale verso le pareti del Pelmo, seguendo il sentiero ufficiale di sinistra ci innalziamo su per il cono detritico addossato alle pareti di Cima Val d’Arcia, un trasversale solco nella ghiaia che in costante salita punta dritto verso il valico di Forcella Val d’Arcia (2476m, ore1:20min), massima elevazione della giornata dove la fatica viene spazzata via dalla grandiosa vista sulle Dolomiti della conca Ampezzana. L’inconfondibile sagoma dell’Antelao che dinnanzi a noi domina la sottostante Val del Boite e i suoi centri abitati, è l’ispirazione giusta per l’immancabile foto ricordo, prima di calare tra le colate detritiche e strette cenge scolpite nella roccia, che giù dall’opposto versante aggirano il costone orientale delle Crode di Forca Rossa. Un insidioso sentiero dove la scivolata è sempre in agguato, e dove assicurati nei tratti più esposti da un cordino d’acciaio, nel frattempo ci abbassiamo velocemente traversando l’ennesimo ghiaione fin a inoltrarci nell’intricata fascia dei mughi, dove facendo strada a chi ancora sta salendo, giù a valle ci ritroviamo direttamente seduti attorno ad un tavolo dell’accogliente rifugio Venezia (1947m, ore1:30), posto e momento giusto per la pausa pranzo.
Sotto l’arcigno sguardo della Pala Sud riprendiamo il nostro giro ai piedi del Pelmo seguendo stavolta il segnavia 472 dell’Anello Zoldano, un breve e agevole viottolo sterrato che lì vicino rimonta a Passo Rutorto (1931m, 25min), dove con l’ampio pascolo che davanti a noi s’allunga fin ai piedi del Pèna, basta girare lo sguardo per immortalare alle nostre spalle l’ennesima immagine da cartolina col rifugio Venezia in primo piano e il Sorapiss e le Marmarole a far da sfondo. Una breve discesa seguita da un’ultima erta salita, e lì sotto la caratteristica conca che ha valso al Pelmo l’appellativo di “Caregòn del Padreterno” nel frattempo aggiriamo la Spalla Sud del monte per proseguire lungo il dolce saliscendi che tra cespugli di mugo e tappetti erbosi prosegue ai piedi del fido scudiero Pelmetto per infilarsi poi nel folto bosco. Ed è così che puntando dritti a ovest e tralasciando nel frattempo la deviazione che porterebbe alle interessanti orme impresse nella roccia dai dinosauri, alla fine del sentiero sbuchiamo direttamente tra i pascoli di Passo Staulanza, dove al di là della strada non resta che accomodarci sulla terrazza dell’omonimo rifugio, per terminare così in bellezza questa splendida giornata davanti a sua maestà Pelmo, el “Caregòn del Padreterno” (ore2:25).
Dislivello assoluto 700m. (+970m. -970m.)
Tempo di cammino ore 7:10.
Lunghezza tragitto Km 15.