02/11 Bondone - GrEsGa

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02/11 Bondone

Diario di Bordo > 2024
Bondone
Giro delle tre cime
02/11/2024
Il Bondone, da sempre considerato per la sua vicinanza a Trento “l’alpe dei trentini”, non è solo piste da scii e alberghi. Infatti lì nella verde conca delle Viote custodisce ancora un prezioso habitat naturale di rara bellezza, fatto di lussureggianti prati e rigogliosi boschi, dove per sentieri e vie ferrate è possibile arrampicare fin sulle cime più alte e ammirare grandiosi panorami.

Lì ai piedi del Palon, poco dopo il centro sportivo la nostra giornata inizia incamminandoci sul viottolo sterrato che sulla destra della strada per Garniga s’infila sotto l’indorata chioma autunnale dei larici, una sorta di viale alberato che ben presto sbuca nei lussureggianti prati della torbiera delle Viote (1560m), dove sotto un cielo incredibilmente azzurro e limpido a rubar la scena sono le inconfondibili guglie del Brenta che là a nord fanno da sfondo. Ed è in questo paesaggio fiabesco che proseguendo sul sentiero 607, senza lasciarci distrarre da una prima deviazione per Cima Verde e nemmeno dalla successiva per la Val d’Eva, nel frattempo arriviamo all’attacco della prima vera salita della giornata, un erto tratto gradinato che nei pressi di un grazioso villino arrampica su per la Costa dei Cavai e porta a un primo affaccio da sogno sulla Val del Sarca e i suoi laghi (1796m, 50min). Giusto il tempo di contemplare la scintillante coperta di ghiaccio che sul dirimpettaio Adamello dà spettacolo, e senza mai mollare la salita a sinistra arriviamo ben presto all’ennesimo bivio (2153m, 10min), un cruciale punto questo dove tralasciando per ora il segnavia 636, a destra proseguiamo sul sentiero che aggirata l’incombente parete del Cornetto arrampica poi dal versante sud fin alla cima dello stesso (2178m, 20min). Raggiunto così il primo e più alto cucuzzolo del giorno, non resta che compiere un giro completo su noi stessi per ammirare il grandioso panorama che dal gruppo Adamello/Brenta prosegue poi al di là della Val d’Adige sul Lagorai e gli altopiani Folgaretani, prima di proseguire sul massiccio del Pasubio, e concludersi alle nostre spalle su uno spicchio di Garda che tra lo Stivo e l’Altissimo di Nago ci abbaglia con le sue acque. Dopo esserci fatti gli occhi con tanta meraviglia, non resta che ridiscendere con attenzione fin al precedente bivio (10min), dove stavolta senza tentennamenti ci avviamo sull’aereo sentiero di cresta che in testa alla Val del Merlo punta dritto verso la tozza sagoma del Doss d’Abramo (2110m, 15min). Lì sotto l’incombente parete arriva così il momento d’abbandonare nuovamente il segnavia 636 per issarci su per il breve canalino attrezzato che alla nostra destra rimonta direttamente sull’ampio tavolato sommitale del monte stesso, una sorta di piccolo altopiano questo, dove tra pini mughi e magri tappetti d’erba tralasciamo sia l’impegnativa via ferrata Giulio Segata che il canalino attrezzato del nostro successivo rientro, per puntare dritti verso la ben visibile croce della nostra seconda meta (2133m, 20min). Con la piana delle Viote lì ai nostri piedi, e il lungo crinale che a sud punta dritto sullo Stivo, ecco che scattata l’immancabile foto ricordo non resta che tornare brevemente sui nostri passi, prima d’imboccare il canalino attrezzato che stavolta giù a sud richiede prudenza, prima di poggiare i piedi sulla stretta cengia che aggirando il torrione roccioso va nel frattempo a intercettare nuovamente il segnavia 636 (15min). Ripreso così il nostro sentiero maestro, con le colorate rocce del Doss d’Abramo alle spalle non resta che proseguire verso il terzo e ultimo obiettivo della giornata, un'erto pendio ricoperto di pini mughi che su in alto si diradano per lasciare spazio al verde tappetto erboso che ricopre il cucuzzolo di Cima Verde (2102m, 35min), altro balcone panoramico che più a est dei precedenti stavolta offre un’ampia vista sulla Val d’Adige e i suoi centri abitati.
Giusto il tempo d’immortalare gli ultimi scorci di questa giornata, ed ecco che facendoci prima strada tra gli aguzzi aghi dei mughi, e intrufolandoci più in basso ancora nel fitto sottobosco d’abeti e larici, giù dal scosceso e scivoloso sentiero 636 atterriamo nel frattempo nella Piana delle Viote (45min), dove evitando stavolta il sentiero del mattino, con più ampio giro verso sud rimaniamo ancora nel bosco, prima d'intercettare la forestale sterrata che poco in disparte dalla strada devia verso nord e torna là ai piedi del Palon, dove tutto è iniziato (40min).
Dislivello assoluto 578m (↑839m, ↓846m).
Tempo totale di cammino ore 4:20.
Lunghezza tragitto Km 12.
                                              
Note:
Sia per la salita dal versante sud/ovest, che per la discesa da quello sud/est del Doss d’Abramo sono previsti due verticali canalini attrezzati (cordino e cambre metalliche), due brevi passaggi alpinistici dove i più salgono e scendono senza l’apposito Kit, ma che da cartelli lì esposti sono da considerarsi a tutti gli effetti come “vie ferrate”.  
                                          
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