30/09 Punta Telegrafo
Diario di Bordo > 2023
M. Baldo
Punta Telegrafo per la variante del Forcellin
30/09/2023
Per questa prima d’autunno rieccomi sulla montagna di casa, il Monte Baldo, dove la curiosità d’esplorare una diversa via per il Telegrafo mi ha portato sul ripido versante gardesano, una giornata indimenticabile dove non tanto la meta, ma bensì il cammino è stata la vera sorpresa.
Sul culmine di Punta Veleno (1154m) la mia giornata in solitaria tra i sentieri del Baldo inizia seguendo la strada che proprio qui inizia a calare giù a lago. Un nastro d’asfalto che sembra fatto apposta per sgranchire le gambe, mentre passando dinnanzi alla panoramica piazzola dei “fogolari” e tralasciata subito dopo la diramazione secondaria del 654, più in basso ancora vado a intercettare il sentiero ufficiale che in pieno tornante risale nella Val delle Nogare (1100m, 25min). Sull’indicazione per il Telegrafo mi ritrovo così ad arrancare sull’erta rampa che al di là della sbarra s’impenna verso monte, un’inizio tutto in salita che nella folta faggeta richiede il passo giusto per non andar subito in affanno, mentre poco dopo l’incrocio con la precedente diramazione lasciata là sulla strada per Prada (1250m, 15min), un rumore di passi lascia appena il tempo di girar la testa, prima di ritrovarmi a tu per tu con una bella ragazza che alla mia destra se ne esce dal bosco, una sorpresa da togliere il fiato e far dimenticare sia fatica che salita. Ed è così che rotto il ghiaccio con le presentazioni di rito, lì sul sentiero mi ritrovo a camminare fianco a fianco con Anne, una simpatica ragazza di München che guarda caso sta andando anche lei sul Telgrafo. Stessa meta e stesso sentiero, che su per il bosco s’innalza fin a sbucare nell’intermedio ripiano erboso di Valloare, dove passando ai piedi dell’imponente gradone roccioso che qui segna il limite superiore della Val delle Nogare, nel frattempo sulla sinistra troviamo il bivio col vecchio sentiero militare del Forcellin (45min), la variante più impegnativa e un po’ più lunga per il Telegrafo che a quanto pare non sembra preoccupare la mia compagna di viaggio. Ed è così che abbandonata la via principale, ben presto lasciamo la macchia boscata per seguire l’erta traccia che arrampica su per il versante meridionale della Costa Mezzana, un percorso alpinistico che richiede passo fermo e buona gamba, mentre cercando di non perdere di vista i sbiaditi colori bianco/rossi di tanto in tanto ci fermiamo a immortalare qualche scorcio sul centro lago, buona scusa questa per tirar fiato, mentre aggrappati alle catene che attrezzano i passaggi più impervi risaliamo sulla strategica selletta che lassù offre un’incredibile vista sull’area nord del fiordo gardesano e dei suoi centri abitati. Davanti a tanta meraviglia il silenzio vale più delle parole, ed è così che ben ripagati da tanta bellezza torniamo con i piedi sul sottostante sentiero, dove sotto lo sguardo incuriosito di alcuni camosci e senza mai mollare la presa dalle catene di sicurezza, tra zolle erbose e ghiaia ci manteniamo alti sulla Val delle Prè fin a ricongiungerci tra i pascoli alpini col precedente sentiero 654. A questo punto della giornata, con il rifugio ben in vista sembra ormai cosa fatta, ma sono sufficienti pochi metri lungo la mulattiera che risale il fianco del circo glaciale per vedere il nostro obiettivo allontanarsi sempre più, una beffarda illusione questa che porta ad accelerare il passo e subito dopo a fermarsi per tirare fiato, mentre raggiunto finalmente il rifugio G. Barana (2147m, ore2:15), stanchi ma soddisfatti siamo pronti ad attaccare l’ultimo strappo che porta sul cucuzzolo del Telegrafo (2200m, 15min), dove l’impareggiabile vista sul Garda, l’ondulato altopiano lessinico e la pianura non delude mai. Scattate le foto di rito non resta che calare al sottostante rifugio per la meritata sosta rancio, dove una ciàcola tira l’altra e ben presto arriva il momento di rimettere gli zaini in spalla per ripercorrere a ritroso la mulattiera che torna al precedente bivio (2000m, 15min), dove al sentiero del Forcellin stavolta a sinistra preferiamo il segnavia 654. Digradando così sul sdrucciolevole sentierino che precipita nella Valle delle Prè, facendoci strada nell’intricata macchia dei mughi e poggiando i piedi sull’instabile fondo di pietre e ghiaia, lì al centro del selvaggio vallone intercettiamo la deviazione per la ferrata delle Taccole e per Baito Buse (1800m, 15min), il posto giusto per un’ultimo sguardo sul Telegrafo e il suo rifugio, prima di aggirare l’imponente gradone roccioso e intercettare più in basso ancora l’attacco dell’impervio “Forcellin” (30min), punto d’incontro delle nostre due vie d’andata e ritorno.
A questo punto della giornata il sentiero di rientro non ha più segreti, almeno fin giù nella folta faggeta, dove ancor prima di raggiungere la biforcazione del segnavia 204 (30min), nel preciso punto in cui stamane l’ho incontrata, ecco che lì a sinistra Anne mi invita a seguirla lungo un’anonima traccia che più in basso va’ comunque a intercettare la forestale principale, dove in costante discesa andiamo poi a confluire sulla sottostante strada per Prada (20min), il nastro d’asfalto che a sinistra risale sul culmine di Punta Veleno, dove lì nel parcheggio, con un pizzico di malinconia arriva il momento di salutare Anne, una compagna di cammino eccezionale che difficilmente potrò dimenticare (15min).
Dislivello assoluto 1046m. (↑1138m ↓1142m).
Tempo totale di cammino ore 6:00.
Lunghezza tragitto Km 16.