27/08 Burrone Giovanelli
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Mezzocorona
Burrone Giovanelli
27/08/2020
Dai solari e ben allineati vitigni che poco a nord di Trento tappezzano la pianura Rotaliana, d’improvviso ci ritroviamo a brancolare nella semioscurità del Burrone Giovanelli, un profondo orrido impenetrabile a barlumi di luce, un’atmosfera primordiale dove vien naturale fantasticare e rivivere antiche saghe senza tempo.
Lasciata l’auto nei pressi della funivia che a Mezzocorona (219m) sale all’omonimo borgo di Monte, lungo via Castello ben presto lasciamo l’abitato per proseguire tra i vigneti della Piana Rotaliana, una rilassante passeggiata dove tra muretti in sasso, storiche cantine e tralci di vite ricurvi sotto il peso di grappoli ben maturi, nel frattempo arriviamo al laghetto di località Ischia (234m, 40min), punto d’inizio dell’acciottolata strada delle Longhe e della ferrata del “Burrone Giovanelli”, due differenti vie per Monte di Mezzocorona. Tralasciando la strada delle Longhe, dritti sul segnavia 505 ci inoltriamo nel bosco, e preferendo al bivio poco più avanti mantenere la diramazione sinistra della variante (505A), ecco che abbassandoci leggermente nell’alveo del torrente e attraversando subito dopo il ponticello che porta sull’opposto versante, da lì a poco arriva il momento di indossare tutto l’occorrente per attaccare il primo tratto attrezzato della via ferrata (20min). Camminando inizialmente lungo una sorta di marciapiede cementato assicurato con cavo metallico ci addentriamo sempre più nel solco del torrente fino a ritrovarci al cospetto della prima serie di scale della giornata, dove a filo di una spettacolare cascata risaliamo dritti su per la verticale parete rocciosa. Con l’acqua nebulizzata che rinfresca il viso, gradino dopo gradino su in alto proseguiamo poi lungo una cengia in falsopiano fino a intercettare il sentiero 505, la via alternativa che dal sottostante bivio arriva fin qui evitando così l’ebrezza delle prime due scale appena salite. Con la piana Rotaliana e l’abitato di Mezzolombardo bene in vista sotto di noi, per facili roccette e l’ennesima scaletta nel frattempo ci intrufoliamo sempre più all’interno dell’ombrosa forra, e proseguendo lungo una cengia parzialmente coperta da una bassa volta in pietra, più avanti digradiamo giù nel ghiaioso greto dell’orrido. Tra cascatelle d’acqua e umide rocce dinnanzi a noi attacchiamo la lunga serie di cambre metalliche che su per la liscia parete va ad allacciarsi ad una stretta cengia orizzontale, e superando strada facendo una passerella in legno, ecco che alla fine di questo tratto un po' esposto approdiamo ad un livello superiore della forra, un suggestivo e oscuro antro rischiarato a fatica dalla luce che là in alto filtra attraverso uno spicchio di cielo disegnato dai contorni delle opposte pareti, che sempre più vicine si sfiorano senza mai toccarsi. Proseguendo su a monte nel frattempo lo stretto e angusto corridoio s’allarga sempre più riempiendosi di vegetazione e luce, e superate da lì a poco alcune balze attrezzate con l’immancabile cavo, ecco che innalzandoci ulteriormente di livello ci ritroviamo al cospetto di una fantastica cascata d’acqua che rasente alla parete cade giù da un’altezza vertiginosa, l’ennesima meraviglia della giornata che merita senz’altro una sosta contemplativa. Giusto il tempo d’immortalare alcuni girini di salamandra che tranquilli sguazzano ai piedi della cascata, ed ecco che riprendendo il sentiero e superati alcuni brevi tratti attrezzati, allontanandoci nel frattempo dal torrente risaliamo un’ultima lunga scala e terminiamo così la via ferrata su nel bosco (892m, ore2), dove da lì a breve per comodo sentiero arriviamo all’accogliente rifugio del Bait dei Manzi (871m, 10min).
Dopo la meritata sosta rancio non resta che seguire la tranquilla sterrata forestale per il vicino abitato di “Monte di Mezzocorona” (891m, 40min), dove imbarcandoci sulla cabinovia la breve ma intensa giornata termina giù in valle al nostro punto di partenza.
Dislivello assoluto 670m.
Tempo di cammino ore 3:50.
Lunghezza tragitto Km. 9.
Note:
Una via ferrata semplice ma da trattare con tutto rispetto, dove oltre a non soffrire di vertigini è obbligatorio indossare senza alcuna deroga l’intero kit da ferrata (caschetto compreso).