11/08 Antermoia
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Val di Fassa
Catinaccio d'Antermoia
11/08/2019
Varcata la soglia che dall’erbosa conca del Gardeccia introduce nell’ampia Val di Vajolet, tra imponenti pareti, neri strapiombi rocciosi e torrioni slanciati verso il cielo, trepidanti e con un pizzico di soggezione ci incamminiamo tra le silenziose aiuole del “Rosengarden”, il mitico giardino di re Laurino, dove nemmeno la foschia e la calca dei turisti possono oscurare il leggendario fascino delle Dolomiti.
Al Gardeccia (1950m) la nostra escursione inizia incamminandoci sulla comoda sterrata (segnavia 546) che tra gli ultimi pini Cembri s’inerpica lentamente fin sul suggestivo sperone roccioso delle “Porte Neigre”, un panoramico ripiano dove le imponenti cime dolomitiche fanno da sfondo ai rifugi Vajolet e Preuss (2245m, 45min). Proseguendo a questo punto nell’alta Valle del Vajolet e passando strada facendo ai piedi delle omonime Torri e alle vette delle Teste d’Agnello, ecco che d’improvviso il nostro sentiero (sent.584) viene inghiottito dalla grigia foschia che aleggia tra le pareti rocciose del leggendario giardino di pietra, il Rosengarden, dove tra una nube che và e un’altra che arriva d’avanti a noi s’intravvede già la nostra prossima tappa, il rif. Principe (2601m, ore1). Indossati qui gli imbraghi e tutto l’occorrente, da lì a poco siamo pronti per portarci ai piedi dell’imponente bastionata rocciosa del Catinaccio d’Antermoia, dove risalita tra gli sfasciumi la traccia che piegando prima ad ovest e ritornando poi a sud porta ad uno stretto passaggio tra le rocce, con il rif. Principe che sotto di noi si fa sempre più piccolo e con vista sul Vallone del Vajolet, ecco che raggiunta una prima esile cengia ci ritroviamo ad agganciare i moschettoni alla fune metallica della via attrezzata per l’Antermoia. Alternando da qui in poi lunghi traversoni a verticali scalette e assicurati al cavo d’acciaio che attrezza i tratti più esposti dell’impervia via, senza lasciarci sfuggire la maestosa vista che di tanto in tanto la foschia concede sul vallone del Vajolet e le sue cime, ecco che con la testa tra le nuvole su in alto ci ritroviamo sul culmine del Catinaccio d’Antermoia, dove attraversato con prudenza l’esposto e non attrezzato fil di cresta, ben presto agguantiamo la sospirata croce di vetta (3004m, ore1:40). Malgrado la giornata non conceda grandi panorami, è proprio il caso di dire che la soddisfazione è comunque alle stelle, e giusto il tempo per una foto di gruppo ed un frugale spuntino, e abbandonata l’affollata cima non resta che calare stavolta giù dall’opposto versante orientale, dove assicurati all’immancabile cavo e discese alcune scalette, approfittando dei rari squarci che bucando la foschia concedono delle suggestive viste sulla conca d’Antermoia e il suo lago, ed ecco che approdati sull’ampio zoccolo roccioso che sta alla base della montagna e calando ancora giù da un’ultimo tratto attrezzato, infine ci ritroviamo tra i massi e gli sfasciumi di fondo valle (2660m, ore1:15). Tolto a questo punto l’ingombro dell’attrezzatura da ferrata e mescolandoci qui alla calca degli escursionisti provenienti dal vicino passo d’Antermoia, seguendo senza problemi d’orientamento il sentiero che si snoda nel lunare paesaggio dove tra le bianche ghiaie fiorisce soltanto qualche tenace piantina come la saxifraga appositifolia e il papavero rettico, ecco che nel frattempo all’estremità opposta del Vallone d'Antermoia approdiamo sulle cristalline rive dell'omonimo Lago e al storico rifugio (2497m, 40min).
Dopo la meritata e immancabile sosta rancio, sul segnavia 580 ora a nord ci abbassiamo fin giù nel verde pianoro di Camerloi, dove giunti ad un'ultimo bivio (2200m, 50min) e abbandonato lì il proseguo per la Val Dona, digradando invece giù dalla scoscesa e recondita Val Udai e scavalcando più volte al di qua e al di là del “Ruf de Udai”, eccoci infine giù in valle tra le viuzze di Mazzin (1372m, ore1:30), dove incamminandoci verso sud lungo la comoda pista ciclabile, terminiamo la nostra avventura là dov’era iniziata, nella piccola area sosta sulla strada per Muncion (1341m, 20min).
Dislivello assoluto 1663m.
Tempo di cammino ore 8:00.
Lunghezza tragitto Km 16.
Note:
Più che la via ferrata l’impegno maggiore di questa escursione è senz’altro rappresentato dalla lunghezza del tragitto, e comunque anche se non vi sono difficoltà particolari, come in tutte le vie ferrate che si rispettino anche qui la prerogativa essenziale è un passo fermo e assenza di vertigini, e soprattutto si raccomanda attenzione sulla cresta nord della cima, dove terminata la via ferrata ci attende un crinale non attrezzato che termina sotto la croce di vetta. Come sempre, per maggior informazioni e dettagli tecnici vi rimando ai siti: https://vieferrate.it oppure https://www.ferrate365.it