19/10 M.Novegno
Diario di Bordo > 2022
M.Novegno
19/10/2022
La curiosità d’esplorare nuovi orizzonti oggi ci ha portati sul Novegno. Luogo carico di bellezze naturali e testimonianze della Grande Guerra, dove ben oltre la pianura vicentina la vista va a specchiarsi direttamente nelle acque della laguna veneta.
A Bosco di Tretto (780m) la giornata inizia seguendo il segnavia 444, uno stretto vicolo che alla biforcazione della strada principale risale dritto fin a incrociare il trasversale viottolo sterrato che sarà poi il nostro rientro, e che seguendo verso destra porta a contrà Alba (852m, 15min), rustica corte di vecchi casolari dove si respira ancora l’autentica atmosfera contadina. Tra galline ruspanti e zampilli d’acqua corrente, lì sotto la vite che incornicia l’uscio di casa, un gentile signore consiglia di tralasciare il segnavia fin qui seguito e tirare invece dritti sulla stradina che più avanti porta ad una panchina in legno (10min). Una bella dritta questa, che nel bel mezzo del bosco permette d’imboccare un’anonima ma ben evidente traccia che su a monte va intercettare il segnavia 455, un giro un po’ più lungo che da lì a poco porta all’osservatorio Sailer (1182m, 40min), strategico punto d’osservazione sulla Val d’Astico e la conca d’Arsiero da non perdere. Con il Summano alle spalle riprendiamo così a salire lungo la dorsale sud-est del Novegno, una vecchia mulattiera d’arroccamento che zigzagando verso monte s’infila nel “Passo del Gatto” (1250m, 15min), un stretto varco tra le rocce del Rozzo Covole dove la vista sull’altopiano di Tretto ci accompagna lungo l’aereo traversone che inciso nel fianco meridionale del monte Brazome porta là dove il sentiero 455 si biforca in due diverse direzioni (1286m, 20min). Proseguendo qui sulla diramazione che a sinistra va a intercettare il 444 che sale da contrà Alba, traversando gli erbosi declivi della Costa Lunga nel frattempo aggiriamo il versante meridionale del M. Giove fin all’ennesimo bivio della giornata (30min), dove lì sotto le fronde di un maestoso faggio seguiamo il segnavia 435 che nei pressi di “Passo Campedello” devia su per il boscoso versante occidentale del Priaforà. Dopo l’ubriacatura di bivi e altrettanti segnavia numerati fin qui incontrati, ecco che senza tentennamenti ora basta seguire l’agevole forestale che s’innalza nella folta faggeta, dove tra rumore di motoseghe e odore di legno appena tagliato, senza intralciare il duro lavoro dei taglialegna proseguiamo fin a imboccare il tratto scalinato che risale al grandioso arco nella roccia (40min), una breccia naturale con vista sul Summano e la Val d’Astico che merita senz’altro una sosta, prima d’attaccare l’erto sentierino che porta in vetta al Priaforà stesso (1659m, 10min), dove oltre le vicine alture del Pasubio, del Grappa e dell’ Altopiano d’Asiago, la vista abbraccia un’ampio arco d’orizzonte che dagli inconfondibili profili del Lagorai e Pale di San Martino, arriva fin alle più remote vette dell'Adamello e Presanella. Dopo l’immancabile foto ricordo, giù nel bosco torniamo sui nostri passi fin a calare stavolta sul bordo della pozza d’acqua di Passo Campedello (1437m, 25min), altro incrocio di più sentieri che ai piedi di Cima Alta fu teatro di sanguinosi scontri anche all’arma bianca. Giusto il tempo di dare un’occhio agli arrugginiti reperti bellici posti lì ai piedi del capitello, e proseguendo sulla mulattiera che s’innalza a destra, in breve successione passiamo per malga Campedello (1504m, 15min) e per l’evocativo Altare dedicato ai caduti, fin ad affacciarci sulla Busa del Novegno (1512m, 15min), un lussureggiante alpeggio racchiuso nell’abbraccio di morbidi rilievi che divien difficile associare a quei tragici eventi del 1916. Proseguendo ora sul viottolo che sulla sinistra passa per il cimitero militare e va’ poi perdersi tra i pascoli a sud della conca, ecco che deviando lì nell’erba sull’evidente traccia che sale a destra, ben presto ci ritroviamo sotto la croce del monte Novegno (1549m, 20min), cima tutto sommato non così alta rispetto a quelle del circondario, ma talmente ben esposta sulla pianura da farne un strategico caposaldo durante la grande guerra. Accontentandoci della modesta vista che oggi la foschia concede sulla pianura e le Piccole Dolomiti vicentine, ai piedi del monte stavolta imbocchiamo il segnavia 433, un’interminabile e tortuosa sterrata che giù dal boscoso versante meridionale passa per l’intermedia Casara Vecchia (1068m, 50min) e termina tra le prime abitazioni di Cerbaro (909m, 20min).
Seguendo a questo punto verso sinistra l’altrettanto tortuosa e scoscesa strada comunale, più in basso arriviamo alla successiva Contrà Cresellini (806m, 15min), l’occasione giusta per abbandonare il monotono nastro asfaltato e tirare dritti sull’indicazione locale SU2 che traversando l’abitato va a intercettare il sentiero del mattino, dove a questo punto è gioco facile calare giù a destra e concludere in bellezza al punto di partenza (10min).
Dislivello assoluto 879m.
Tempo di cammino ore 5:50.
Lunghezza tragitto Km 18.