09/04 rif.Telegrafo
Diario di Bordo > 2021
M.Baldo
Rifugio Telegrafo
09/04/2021
Da me, da solo, solo con l’anima, con la piccozza d’acciar ceruleo, su lento, su anelo, su sempre; sprezzandoti, o gelo!
E salgo ancora, da me facendomi da me la scala, tacito, assiduo; nel gelo che spezzo, scavandomi il fine ed il mezzo. (Giovanni Pascoli)
Il pensiero del grande poeta romagnolo è l’ispirazione giusta per rompere gli indugi e tornare tra gli alpeggi di Prada Alta (1150m), dove armati di piccozza e ramponi siamo pronti a issarci su per l’impervio sentiero della Val delle Nogare, a sfidare le fosche nubi che lassù nel cielo giocano a rimpiattino con l’innevata cima del Telegrafo.
Giusto una manciata di metri verso nord, ed ecco che ancor prima di arrivare là dove la strada inizia la sua discesa a lago, e a destra deviamo sul
segnavia per il Telegrafo, un breve tratto nel bosco che va’ a intercettare la forestale che risale dal sottostante tornante della mitica “punta Veleno”, diramazione principale del ben più lungo sentiero
654 che collega la riva del lago alle creste del Baldo. Su per la Val delle Nogare nel frattempo lasciamo il bosco per passare accanto ad una pozza gelata e sbucare così nella prateria della vecchia casara Valloare (1303m, 30min), occasione giusta per alleggerire il vestiario prima di attraversare il pianoro e proseguire poi a ridosso del gradone roccioso che s’innalza alla nostra sinistra fino a raggiungere il bivio col sentiero del Forcellin (1500m, 40min), un'alternativa e più impegnativa via per il Telegrafo che vista la situazione meteo non fa proprio al caso nostro. Persistendo a destra sul segnavia 654 e alternando ghiaioni a tratti innevati ci infiliamo nella Val delle Prè, un drastico cambio di scenario dove a dispetto del calendario qui il generale inverno sembra proprio non voler mollar la presa, infatti se a valle uno spicchio di
lago ben illuminato ci mostra chiaramente la via già percorsa, ecco che su a
monte, tra neve e foschia divien difficile seguire la pista che ancora ci aspetta. Ramponi, piccozza, e affidandoci più ai ricordi delle passate escursioni che alle introvabili indicazioni bianco-rosse, su per il costone che s’innalza alla nostra sinistra abbandoniamo il fondo valle e perveniamo all’ennesimo bivio della giornata, una
palina segnavia completamente sepolta nella neve che conferma la giusta via per il Telegrafo (1800m, ore1). Con la salita che si fa sempre più ardita nel frattempo sotto l’indifferente sguardo di un camoscio andiamo a ricongiungerci col sentiero del
Forcellin (1960m, 30min), ennesimo bivio dove nella
foschia sempre più fitta ci innalziamo costantemente di quota fin sul margine del circo glaciale, e con la sagoma del
rifugio che lì a destra fa capolino tra le grigie nubi, ecco che senza dubbi d’orientamento risaliamo dritti sulla cima di Punta Telegrafo (2200m, ore1), dove nemmeno l’ingrato meteo può negarci la soddisfazione della foto di vetta prima di calare in fretta al sottostante rifugio Barana (10min), che seppur chiuso è comunque un valido riparo dal gelido vento.
Dopo la meritata sosta non resta che ripercorrere a ritroso il tragitto dell’andata, un ritorno tutto in discesa che richiede prudenza, e dove passando per i medesimi crocevia già incontrati al mattino, alla fine giù a valle la giornata termina al punto di partenza (ore 1:50).
Dislivello assoluto 1030m.
Tempo di cammino ore 5:40.
Lunghezza tragitto Km 10.