26.1 Castelberto - GrEsGa

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26.1 Castelberto

Diario di Bordo > 2013
M.Castelberto
26/01/2013

Risalita l’erta e tortuosa strada della Peri-Fosse proseguiamo poi il nostro viaggio in auto per Erbezzo, e poco prima di giungervi, alla nostra sinistra risaliamo la deviazione per Passo Fittanze (1399 m), dove parcheggiata l’auto diamo inizio alla nostra prima ciaspolata dell’anno.

Avvolti nell’ovattata e magica atmosfera invernale, con direzione est seguiamo fin da subito la strada che attraversa l’ondulata dorsale lessinica (segnavia 257), un tranquillo percorso innevato dove passando per il bivio del Pidocchio (1568m, ore1:10) da lì a poco arriviamo a malga Lessinia (1617m. 15min.). Mantenendoci da qui in poi rigorosamente sul percorso dedicato ai pedoni e intersecando solo in un paio d’occasioni la pista da sci, senza problemi d’orientamento a nord raggiungiamo la nostra meta, l’aerea rupe di M.Castelberto e il suo pittoresco rifugio (1765m, 50min). Dopo una breve visita tra i resti di trincee e camminamenti della grande guerra, proprio sul strategico belvedere dove la val dei Ronchi incontra la val d’Adige e il maestoso Carega offre il suo lato migliore, non rimane che alzare i tacchi e tornare tra le mura del vicino rifugio, un’invitante e calorosa atmosfera ancora natalizia dove davanti al caminetto acceso facciamo gli onori all’irresistibile cucina di casa.
Soddisfatti e appagati, dopo la rigenerante sosta non possiamo far altro che tornare sui nostri passi e concludere quest'incantevole giornata tra le nevi della Lessinia a Passo Fittanze (ore1:45).
Dislivello assoluto 345 m.
Tempo totale di cammino 4 ore.

                           

Curiosità:
Zona di confine tra l’Italia ed impero austro-Ungarico, l’altura di M.Castelberto conserva resti di trincee e postazioni risalenti alla Grande Guerra. Le vistose trincee sottolineano l’importanza tattica di Monte Castelberto: si trattava, infatti, di uno dei pochi punti avanzati, protesi sulla Valle dei Ronchi e la cittadina di Ala. Guardandovi attorno potete riconoscere un interessante serbatoio di acqua ricavato sfruttando una naturale canaletta che convoglia l’acqua piovana in una diaclasi a mò di pozzo. Anche qui ricoveri in caverna, camminamenti, basamenti per le tende, piccole costruzioni in muratura, e più in là le buche per latrine, inconfondibili per la loro forma quadrata. Il rifugio stesso, di recente ristrutturazione, all’epoca era una caserma. Inoltre si possono osservare i cippi di confine, numerosi in zona.
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