09/05 S.Cristina-Corleone
Diario di Bordo > 2024
Magna via Francigena
Santa Cristina Gela→ Corleone
09/05/2024
Albergo Belvedere, un nome e una garanzia di cortesia e ottima cucina, che fin da subito ci ha conquistati e fatto sentire come a casa. E se caso mai dovesse esistere un “Gran Premio per i migliori cannoli di Sicilia” beh…allora non avrei nessun dubbio, l’ambito premio spetterebbe senz’altro a Giovanni e Mimma, proprietari dell’albergo Belvedere.
Dopo questa bella premessa, armati di buone intenzioni e ben avvolti nei nostri impermeabili eccoci qui in bella posa dinnanzi al murales dedicato alla Magna via Francigena, prima di salutare i simpatici padroni di casa e avviarci lungo la via principale di Santa Cristina Gela (674m), dove tra belare di pecore e l’immancabile pioggerellina ci portiamo in periferia. Abbandonato ben presto l’asfalto, in aperta campagna deviano sulla trazzera che s’infila tra i campi alla nostra sinistra, una pista infangata che con ampio giro si mantiene lontana da "Piana degli Albanesi" e il suo lago, e dove sotto un cielo cupo e minaccioso, lì immersi in un paesaggio che non ha nulla da invidiare alla verde Irlanda risaliamo a margine del bosco fin alla Portella di Sant’Agata (867m, ore1:30), dove stretti tra il monte Guahi e il Leardo raggiungiamo la massima altezza della giornata. Calando ora giù dall’opposto versante, prima per comodo stradello di transumanza e infilandoci poi tra campi coltivati a grano e distese d’erba medica, per viottoli e trazzere altrimenti irriconoscibili seguiamo i preziosi segnavia bianco-rossi, un vero e proprio percorso di guerra dove scavalcando fossi e facendoci strada nell’erba alta fin alla cintola, infine sbuchiamo sulla strada che poco dopo va a intercettare il viale alberato per il solitario Santuario di Maria S.S del Rosario di Tagliavia (590m, ore2:30), prima tappa sul nostro itinerario. Anche qui purtroppo, dinnanzi all’ennesima porta chiusa non possiamo far altro che immortalare la facciata del Santuario e salutare l’unico ambulante che nel piazzale mette in bella mostra formaggi e prodotti del posto, prima di proseguire sul stradello che sotto il sagrato prosegue poi per il vicino Borgo Saladino (538m, 15min), un pugno di fabbricati abbandonati a se stessi che lì in mezzo ai campi coltivati un tempo dovevano essere importanti. Il comodo stradello in uscita dal borgo ben presto termina e ci ritroviamo così a calpestare nuovamente il fango delle trazzere, strisce di terra marrone scuro che tra verdi distese d’erba chiazzate di rosso portano a guadare il ramo sinistro del Belice, prima di andar a intercettare la statale 118 Corleonese (510m, 30min), un trafficato nastro d’asfalto che seguendo per un breve tratto verso destra, da lì a poco lasciamo per deviare a sinistra sul viottolo brecciato che punta dritto al valico che separa Rocca Argenteria dal Pizzo Nicolosi (607m, 35min), il posto giusto per rigirarci un’attimo ad ammirare la strada fatta e i campi in fiore che ci lasciamo alle spalle. Nell’interminabile alternarsi di salite e discese che la Magna via ormai ci ha abituato, giù dall’opposto versante andiamo a incrociare nuovamente la statale per Corleone, dove alla più comoda variante invernale, a destra preferiamo il tracciato della stradina sterrata che sul l’altro lato della strada s’allontana nuovamente nell’aperta campagna, dove persi nel giallo delle ginestre, solo dopo qualche centinaio di metri ci accorgiamo non essere la via giusta del nostro cammino, un errore che ci porta a tornare sui nostri passi fin a imboccare l’anonima traccia che senza alcun segnavia se non un misero omino di pietre, ora alla nostra destra s’infila nuovamente tra i campi.
Ed è così che preferendo al fango e pozzanghere calpestare l’erboso ciglio della trazzera, sulla traccia dei numerosi aculei che qualche istrice premuroso ha ben disseminato qua e là sul percorso, nel frattempo caliamo ai piedi dell’ennesima collina che dinnanzi a noi già preoccupa. Una preoccupazione ben riposta, infatti ecco che al di là del fosso “Bicchinello” (350m, ore1:20) ci ritroviamo ad arrancare su per un’erta pista tutta infangata e scivolosa, una sfida alla fatica che spesso ci vede lì a ripulire le scarpe dalla zavorra del fango, e dove fra tre passi avanti e uno indietro finalmente lassù in alto il calvario termina sull’asfalto della strada che dinnanzi a una solitaria chiesetta votiva tira dritto fin a intercettare nuovamente la statale corleonese. Ricompattato il gruppo e senza più problemi d’orientamento, mantenendoci sul ciglio della trafficata strada ben presto a sinistra attacchiamo l’erta e ultima salita della giornata, una breve via sempre asfaltata che porta dritti a Corleone (558m, ore1), la città delle “Cento Chiese” che lassù, dall’alto dell’ennesima collina rappresenta la fine della seconda tappa della Magna via Francigena, e purtroppo anche di questa mia sfortunata esperienza in terra di Sicilia.Dislivello assoluto 537m. (↑722m, ↓858m).
Tempo di cammino ore 7.
Lunghezza tragitto Km 27.